Dopo più di 45 anni dall'ultima
rappresentazione fiorentina, allora diretta da Riccardo Muti,
torna al Teatro del Maggio con un nuovo allestimento Norma, il
capolavoro del belcanto di Vincenzo Bellini. Sul podio della
Sala Grande, alla guida dell'Orchestra e del Coro del Maggio, il
maestro Michele Spotti, la regia è di Andrea De Rosa e le scene
di Daniele Spanò. Protagonista di Norma è Jessica Pratt, al suo
debutto nella parte della sacerdotessa della Gallia. La prima è
in cartellone domenica 9 marzo alle 17, altri tre sono gli
spettacoli in programma l'11 e il 14 marzo, alle 20, e il 16
marzo alle 15:30.
"Un nuovo allestimento e nuova produzione a cui teniamo
tantissimo - ha sottolineato il sovrintendente Carlo Fuortes -.
Una nuova produzione di Norma che mancava in questo teatro da 45
anni perché sono indispensabili grandissime voci e una
grandissima Norma. L'abbiamo trovata in Jessica Pratt. Intorno a
lei è stato costruito un cast assolutamente all'altezza di
questa grandissima produzione del belcanto". Per Fuortes "sarà
una norma che ritorna pienamente al testo di Bellini parlando
però la lingua di oggi. Quando parla di infanticidi lo fa in
estrema attualità. Sono sicuro che questo linguaggio emozionerà
tutti. Con Pratt il nostro teatro avrà un rapporto stretto e la
rivedremo in altre produzioni importanti nei prossimi anni".
"Quello di Norma è personaggio estremamente difficile,
interessante - ha detto Pratt -. Ho rifiutato il ruolo da quando
avevo 28 anni almeno una volta l'anno. Volevo aspettare e adesso
è il momento. Ho la fortuna di debuttare qua a Firenze, in
quella che considero un po' la mia città, ed è veramente un
produzione bellissima. Ripristiniamo le tonalità originali, con
un tono più alto del solito, quello che Bellini aveva pensato
originariamente. È difficilissima in sol maggiore ma dà una luce
in più alla scena ed è anche più drammatica". Secondo Spotti, di
ritorno sul podio del Maggio dopo il suo concerto dello scorso
dicembre, "Norma è uno dei più grandi capolavori del belcanto e
rapportarvisi dà la sensazione di dirigere una chimera racchiusa
in un esoscheletro troppo piccolo per contenerne la grandezza.
Dal punto di vista dell'orchestrazione, il genio belliniano
raggiunge apici in particolar modo in alcune scene, che appaiono
futuristiche". Grande spazio poi alla messinscena, con una
doppia scenografia, che punta anche a valorizzare i nuovi ponti
mobili della Sala Grande del Maggio.
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