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Paralimpiadi: il ruolo ombra della guida, 'noi gli occhi degli atleti'

Paralimpiadi: il ruolo ombra della guida, 'noi gli occhi degli atleti'

Silvia Visaggi segue la triatleta Tarantello, argento a Parigi

ROMA, 04 settembre 2024, 23:44

Redazione ANSA

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Il ruolo ombra della guida,  'noi gli occhi degli atleti ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il ruolo ombra della guida, 'noi gli occhi degli atleti ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

Si possono vincere medaglie mondiali e olimpiche pur restando lontani dalle luci della ribalta, ma nessuno può vivere senza la propria ombra. Lo sport, però, è abituato a celebrare i campioni, spesso dimenticando chi resta dietro le quinte ed è il caso delle guide nelle discipline paralimpiche. Ruoli fondamentali, eppure poco conosciuti e sponsorizzati.

Silvia Visaggi, torinese classe '95, ad esempio, segue Francesca Tarantello, fresca di argento nel triathlon alle paralimpiadi di Parigi. "Diventiamo gli occhi degli atleti - racconta all'ANSA -, perché gli obiettivi di lei o lui, in questo caso di Francesca, diventano anche i tuoi", dice con l'orgoglio di chi il 23 settembre sarà al Quirinale dal presidente Sergio Mattarella con tutti gli altri medagliati. Ma Silvia, guida, lo è diventato un po' per caso, anche se ora "è un lavoro a tempo pieno". "Aiutare una persona che non riesce a fare una cosa da sola ti dà una soddisfazione e una gratificazione maggiore rispetto a farlo per stessi", risponde spiegando perché un ragazzo possa scegliere di diventare guida.

"Tutti gli obiettivi si trasformano in comuni, vivi con un'altra persona - prosegue -. Ti alzi al mattino e sai di dover aiutare un atleta, personalmente mi gasa questa cosa. Ho vissuto tre anni con la consapevolezza di dover far bene non solo per me, ma anche per Francesca". Ecco allora che secondo Visaggi "esser in grado di ascoltare, sapersi mettere da parte, la spontaneità, ma anche il prender decisioni senza mettere in difficoltà l'atleta", diventano le caratteristiche principali di chi vuole fare la guida. Il resto lo fanno il tempo e la fiducia che si instaura con l'atleta. "Devi capire chi hai davanti - spiega -. Quindi cerchi di aprirti, provando a cogliere le esigenze e avvicinandoti alle passioni dell'altra persona".

Un aspetto fondamentale, poi, lo gioca l'allenamento e a dispetto di quanto si possa pensare non è condotto sempre in coppia, anzi. "Le nostre routine sono gestite diversamente - racconta -. E' ovvio che ci alleniamo per essere performanti insieme, ma una gran parte del tempo ci alleniamo individualmente. Nei raduni federali, invece, siamo supportate dal team in base alle discipline". Un lavoro di squadra che ritorna in gara dove la guida, in alcuni momenti, 'telecomanda' l'atleta non vedente o ipovedente. Gli input vengono dati quasi tutti dati a voce ma ci sono casi, come nella parte del nuoto del triatlon dove "disegno il tracciato sulla mano di Francesca per spiegarle cosa fare".

"Sono importanti anche i momenti di familiarizzazione prima della gara - continua Visaggi -, mentre nella parte di corsa delle volte posso proprio accompagnare l'atleta nel cambio di direzione". Insomma, Silvia, nonostante la sua età, parla con l'esperienza di una veterana, di chi oggi sembra esser nata per fare questo, anche se si è avvicinata un po' per caso al mondo della guida. Neanche tre anni fa, dopo Tokyo, la federazione cercava qualcuno che affiancasse Tarantello e il nome di Visaggi esce quasi naturale. "Io ho sempre fatto triathlon, fin dalle categorie giovanili - dice -. Cercavano qualcuno che andasse forte nel nuoto e bene in bici, come mi hanno contattato ho dato subito massima disponibilità per allenarmi ed essere competitiva per un'altra persona".

Tempo una settimana e via la prima gara a Civitanova con Francesca, senza nemmeno un allenamento. Il resto è storia con un secondo e primo posto mondiale ad Abu Dhabi e Pontevedra, mentre adesso l'argento a Parigi: "E' un sogno che si avvera, le emozioni sono tantissime e già essere alla Paralimpiade era un obiettivo. Vincere una medaglia, poi, è incredibile".   

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