Il conflitto in corso da oltre un
mese tra guerriglieri dell'Esercito di liberazione nazionale
(Eln) e criminali dissidenti delle disciolte Forze armate
rivoluzionarie di Colombia nella regione del Catatumbo colpisce
almeno 91.000 civili. Lo riferisce l'ultimo rapporto
dell'Ufficio delle Nazioni unite per il coordinamento degli
affari umanitari (Ocha), che lancia l'allarme in particolare
sugli sfollati, il cui numero ha già superato le 50mila persone.
I cittadini costretti a lasciare le proprie case si sono diretti
principalmente nelle città di Cúcuta, Tibú e Ocaña, dove cercano
rifugio in strutture di accoglienza allestite dal governo, hotel
o conoscenti.
A questi, segnala l'Ocha, si aggiungono le 27.381 persone
"sequestrate" nelle proprie abitazioni o che "subiscono
limitazioni alla mobilità a causa degli scontri armati".
Il rapporto evidenzia in particolare i rischi "per difensori
dei diritti umani, firmatari del trattato di pace nel 2016,
leader sociali e comunitari, soggetti alla violenza dei gruppi
armati". "Persistono minacce contro questa popolazione, accusata
da ciascuna organizzazione di appartenere o di collaborare con
un'altra parte in conflitto". Secondo l'Onu, la presenza
limitata dello Stato lascia i civili esposti a continui scontri
e attacchi.
L'Ocha ha denunciato che la crisi è ulteriormente aggravata
"dal congelamento dei fondi da parte dei programmi di assistenza
umanitaria degli Stati Uniti". Di conseguenza, "almeno 120.000
persone non hanno più accesso all'assistenza umanitaria".
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