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Trump: 'Zelensky pronto per il tavolo di pace e alla firma su minerali'

Trump: 'Zelensky pronto per il tavolo di pace e alla firma su minerali'

Kiev apre alla tregua. Il presidente Usa: 'L'Ue ha speso più per il petrolio russo che per l'Ucraina"

ROMA, 05 marzo 2025, 07:39

di Luca Mirone

ANSACheck
Zelensky e Trump allo Studio Ovale - RIPRODUZIONE RISERVATA

Zelensky e Trump allo Studio Ovale - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Ho ricevuto un'importante lettera da Volodymyr Zelensky, che si dice pronto a sedersi al tavolo della pace e a firmare l'accordo sui minerali": lo ha detto il presidente Donald Trump nel suo discorso al Congresso americano sullo stato dell'Unione.
Il presidente ucraino è pronto anche a firmare l'accordo sulle terre rare "in qualsiasi momento", ha aggiunto Trump dicendo di "apprezzare" l'apertura di Zelensky. "Abbiamo ricevuto forti segnali" dalla Russia: "sono pronti per la pace", ha detto quindi il presidente Usa a Capitol Hill sottolineando di aver avuto "discussioni serie" con Mosca. "Non sarebbe bellissimo? È ora di porre fine a questa guerra insensata". 

"Sto lavorando instancabilmente anche per porre fine al feroce conflitto in Ucraina". Sono le parole di Donald Trump nel suo discorso sullo stato dell'Unione al Congresso, secondo le anticipazioni diffuse dalla Casa Bianca.
"Milioni di ucraini e russi sono stati uccisi o feriti inutilmente in questo conflitto orribile e brutale, di cui non si vede la fine. Gli Usa hanno inviato centinaia di miliardi di dollari per sostenere l'Ucraina". Nel frattempo, ha attaccato il presidente americano, "l'Europa ha speso più soldi per acquistare petrolio e gas russi di quanto ne abbia spesi per difendere l'Ucraina. E Biden ha speso più soldi dell'Europa".
"In settimana intraprenderò un'azione storica per espandere drasticamente la produzione di minerali critici e terre rare qui negli Stati Uniti", assicura Trump. 

 

La giornata di ieri:

L'ennesimo giorno di guerra per gli ucraini è iniziato con una pessima notizia: la sospensione degli aiuti militari da parte degli americani. Uno shock per la popolazione e per le autorità di Kiev, che adesso temono di avere appena "sei mesi di autonomia" al fronte. Così Volodymyr Zelensky, ritrovatosi spalle al muro, ha accettato di fatto tutte le condizioni poste dalla Casa Bianca per non perdere definitivamente il suo principale sponsor. "Sono pronto a lavorare sotto la forte leadership del presidente Trump per ottenere una pace duratura", ha annunciato il leader ucraino, inviando altri due messaggi: l'intesa sulle terre rare è a un passo e Kiev è disposta ad una "tregua immediata in cielo e in mare" con i russi, come primo passo per negoziati di più ampio respiro. Forse non è una resa, ma di certo è una buona notizia per il Cremlino, che dalla sua posizione di forza ha valutato come "positiva" la disponibilità ucraina al dialogo.

Lo strappo di Trump, che dopo lo scontro con Zelensky alla Casa Bianca ha deciso di fermare l'invio di armi a Kiev, è stato accolto con sconcerto a Kiev. Con il presidente della commissione esteri Oleksandr Merezhko che ha evocato l'accordo di Monaco del 1938, che spalancò alla Germania nazista le porte dell'invasione dell'Europa. Per l'Ucraina, in effetti, rinunciare agli aiuti del Pentagono significherebbe perdere gran parte del proprio arsenale. Dai Patriot, indispensabili per la contraerea, all'artiglieria a lungo raggio e i missili balistici a corto raggio. Senza contare il fondamentale supporto di intelligence.

Di fronte a questo scenario potenzialmente critico, Zelensky ha rotto gli indugi lanciando un appello di distensione con gli Usa. Convinto dal premier britannico Keir Starmer, che in una telefonata gli consigliava di rimettere le cose a posto con Trump. "Il nostro incontro alla Casa Bianca non è andato come avrebbe dovuto, è tempo di sistemare le cose", ha detto il leader ucraino dopo la drammatica lite nello studio ovale in mondovisione.

D'ora in avanti, ha promesso Zelensky, sarà la "forte leadership di Trump" a guidare gli sforzi per una "pace duratura", ed in questo quadro Kiev è disposta a dare il suo contributo concreto. Per prima cosa, firmando "in qualsiasi momento in qualsiasi formato opportuno l'accordo sui minerali", che ora gli ucraini considerano un buon primo "passo" per ottenere dagli Usa "solide garanzie di sicurezza". Zelensky, inoltre, ha aperto alla possibilità a deporre in parte le armi, "se la Russia farà lo stesso". La sua proposta prevede, per iniziare, "il rilascio dei prigionieri e tregua immediata nel cielo (divieto di lancio di missili, droni a lungo raggio, bombe sulle reti energetiche e altre infrastrutture civili) e in mare". Ed il primo segnale, positivo, è già arrivato. L'annuncio di Trump sul via libera all'intesa sui minerali, secondo diverse fonti, è previsto nel suo primo intervento al Congresso.

La volontà di Zelensky di riaprire il dialogo con Trump è stata salutata con favore da Emmanuel Macron, ma nel frattempo Kiev ha iniziato a discutere proprio con i partner europei sulla possibilità di sostituire gli aiuti militari americani, ha fatto sapere Mykhailo Podolyak. Mentre il governo britannico ha assicurato che "non ci faremo distrarre dagli annunci della Casa Bianca".

Sulla linea Parigi-Londra-Washington si è però consumato un nuovo scontro. La miccia è stata accesa da Vance, che in un'intervista alla Fox ha detto che Kiev, concedendo agli americani lo sfruttamento delle risorse minerarie, otterrebbe garanzie di sicurezza migliori "rispetto a 20.000 soldati provenienti da un paese a caso che non combatte da 30 o 40 anni". Il risultato, la protesta di Francia e Gran Bretagna, che si sono sentite chiamate in causa in quanto gli unici due Paesi che finora hanno offerto di inviare i propri soldati per una futura missione di peacekeeping. "Mai menzionati il Regno Unito o la Francia", ha replicato Vance, con una coda polemica arrivata anche in Italia: il vicepresidente Usa ha preso di mira il resoconto del suo ragionamento fatto dal quotidiano la Repubblica, definendolo "assurdo e disonesto". Ma il giornale ha tenuto il punto.    

 

 

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