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Gli Houthi attaccano le navi americane nel Mar Rosso

Gli Houthi attaccano le navi americane nel Mar Rosso

Pentagono: 'Lanciati droni e missili, ma non contro la Lincoln'

ROMA, 13 novembre 2024, 09:48

Silvana Logozzo

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 Gli Houthi tornano a minacciare la navigazione al largo della Penisola arabica nella loro campagna lanciata un anno fa "in solidarietà con i palestinesi di Gaza". Il portavoce del gruppo yemenita filo-iraniano, Yahya Saree, ha annunciato che sono state prese di mira navi americane in due diverse operazioni: la portaerei Uss Lincoln nel Mar Arabico e due cacciatorpedinieri Usa nel Mar Rosso. Il Pentagono ha confermato un attacco alle proprie navi da guerra con droni e missili, ma ha smentito che nel mirino ci fosse la Lincoln.


I due cacciatorpedinieri statunitensi, ha riferito il portavoce Pat Ryder, sono invece stati attaccati mentre transitavano nello stretto di Bab al-Mandab, tra il Mar Rosso e il Golfo di Aden, "da almeno otto sistemi aerei senza equipaggio di attacco unidirezionale, cinque missili balistici antinave e tre missili da crociera antinave, che sono stati ingaggiati e sconfitti con successo". "Le navi non sono state danneggiate e nessun militare è rimasto ferito", ha concluso il Pentagono. La Lincoln sarebbe invece intervenuta solo a difesa delle due navi attaccate: nel pomeriggio il Comando Centrale americano aveva infatti riferito che i jet della portaerei avevano "supportato le operazioni contro gli Houthi sostenuti dall'Iran" nella sua area di responsabilità.


La notizia si è diffusa mentre il presidente israeliano Isaac Herzog è in visita a Washington, da dove ha lanciato un nuovo monito contro Teheran e i suoi alleati. "L'Iran è l'impero del male. Il motore dell'antisemitismo", ha detto al fianco di Joe Biden, che ha dal canto suo rinnovato "l'impegno incrollabile per la difesa di Israele". E se Herzog ha definito "un sionista" il presidente uscente, guarda già al prossimo inquilino della Casa Bianca, che ha descritto come "un campione di pace e cooperazione" con Israele. Da Donald Trump infatti il capo dello Stato ebraico auspica lo stesso - se non maggiore - sostegno ottenuto dagli Usa finora, tanto da aver già affrontato con lui la questione più urgente, quella del "rilascio degli ostaggi" ancora in mano a Hamas. 

 

Al popolo iraniano si è rivolto Benyamin Netanyahu, con un secondo video messaggio in pochi mesi con l'obiettivo di screditare la Guida suprema e fomentare le ambizioni dei cittadini: Ali Khamenei teme molto di più la gente del suo Paese di quanto tema Israele, e nel frattempo spreca i miliardi dei cittadini in attacchi militari, è stato il suo messaggio agli iraniani. Il premier li ha quindi invitati a "non perdere la speranza", a essere consapevoli che "Israele e altri Paesi liberi sono pronti a stare dallo loro parte".
Il viaggio di Herzog coincide con quello del più stretto collaboratore di Netanyahu, Ron Dermer, volato anche lui negli Stati Uniti per discutere della tregua, anche temporanea, con Hezbollah in Libano. Il ministro per gli Affari strategici lunedì ha incontrato il segretario di Stato Antony Blinken.
Altri colloqui sono fissati con Donald Trump e i suoi consiglieri. Ma se fino a due giorni fa funzionari americani hanno riferito che le possibilità di una soluzione stanno aumentando sotto la guida dell'inviato di Biden Amos Hochstein e l'incoraggiamento di Trump, martedì la tv pubblica Kan ha riferito i primi intoppi sulla via del negoziato: non vi è alcuna certezza che l'organizzazione filoiraniana dia il via libera al piano per il cessate il fuoco concordato tra Israele e Usa. Stando a quanto è trapelato, il governo libanese dovrebbe supervisionare gli armamenti affinché non finiscano nelle mani di Hezbollah, l'esercito ufficiale libanese resterebbe l'unica forza armata sulla linea A nel sud del Libano, e a Israele sarebbe permessa libertà di azione in caso di violazione dell'accordo. Alcuni diplomatici hanno riferito a Kan che i colloqui sono in corso e che, oltre agli Usa e alla Francia, sono coinvolti anche altri Paesi.

Intanto il ministero della Salute di Beirut ha riferito che 44 persone sono state uccise e 88 sono rimaste ferite negli attacchi israeliani nelle ultime 24 ore. Hezbollah dal canto suo ha continuato a martellare il nord di Israele, dove due uomini sono stati uccisi da un razzo. Altri ordigni, definiti dal gruppo sciita "molto potenti", sono stati lanciati verso il centro di Israele, su Tel Aviv e numerose altre località. Solo una parte è stata intercettata. In mattinata un drone carico di esplosivo ha colpito un asilo nella città di Nesher, i bambini tuttavia non sono stati feriti. Sul fronte meridionale l'Idf ha fatto sapere di aver distrutto un lanciarazzi di Hamas, pronto per un attacco alle comunità israeliane di confine dal nord di Gaza, dove diversi uomini armati sono stati uccisi. I media palestinesi hanno riferito di altri attacchi a Deir al-Balah, nel centro della Striscia, dove sarebbero morte sei persone. In nottata, l'esercito israeliano ha annunciato che altri quattro soldati sono stati uccisi in combattimento nel nord della Striscia. 

Gli Usa non bloccheranno aiuti a Israele per situazione a Gaza

Gli Stati Uniti non bloccheranno gli aiuti militari a Israele. Lo ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Vedant Patel alla scadenza del termine posto dall'amministrazione Biden per migliorare l'accesso dei palestinesi agli aiuti. In una lettera del 13 ottobre, il segretario di Stato Antony Blinken e il capo del Pentagono Lloyd Austin avevano dato a Israele 30 giorni per soddisfare le loro richieste, tra cui garantire che i civili abbiano accesso a cibo e altre necessità. Patel ha messo in evidenza che ci sono stati progressi, e che senza il pressing dell'amministrazione Biden questi passi in avanti non ci sarebbero stati.

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