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Responsabilità editoriale di Advisor
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“Guardando all’universo dei mercati privati, notiamo un generale ritorno ai livelli pre-pandemici in termini di fundraising, attività d’investimento e valutazioni” sottolinea Nils Rode, chief investment officer di Schroders Capital che analizza le opportunità ritenute più interessanti sulle diverse asset class.
Per il private equity secondo l’esperto è meglio mantenere un approccio selettivo, focalizzato sulle opportunità allineate con i trend globali (decarbonizzazione, deglobalizzazione, demografia) e in grado di catturare un premio di complessità. “Nel 2023, il fundraising è rimasto essenzialmente concentrato su grandi fondi, e questo è uno dei motivi che ci fanno preferire le strategie su piccole e medie imprese, di tipo buyout. Le riteniamo più interessanti rispetto a quelle di maggiori dimensioni alla luce di un contesto più favorevole in termini di dry powder e di uno sconto di valutazione nell’ordine di circa 6x EV/EBITDA. Consideriamo allettanti i coinvestimenti perché rispondono a un'esigenza critica delle strutture di capitale, soprattutto in seguito al ritiro delle banche dal mercato dei prestiti e alla riduzione della leva finanziaria nelle operazioni.” spiega Rode.
Pollice in su anche per il private debt e il private credit che con le banche meno propense ad elargire prestiti, soprattutto negli Stati Uniti e in Europa, appaiono molto interessanti.
“Abbiamo assistito a un innalzamento dell’income nella maggior parte dei mercati e, nonostante il picco dei tassi nel mondo sviluppato, riteniamo che rimarrà a livelli più elevati rispetto agli ultimi due decenni. Ciò rende le strategie income particolarmente allettanti, suggerendo di riallocare capitale verso queste opportunità” conferma il chief investment officer.
Anche le infrastrutture sono da monitorare. Favorito dalla spinta al “net zero”, il segmento della transizione energetica è particolarmente attraente per la sua forte correlazione con l'inflazione e l’elemento di garanzia dell’income.
“Attualmente, con una base di circa 600 miliardi di euro installati in Europa, le energie rinnovabili rappresentano il 40-45% delle transazioni infrastrutturali. Le proiezioni indicano che entro i primi anni del 2030 le infrastrutture legate alle rinnovabili potrebbero più che raddoppiare, raggiungendo i 1.300 miliardi di euro, che rappresenterebbero la maggioranza degli asset investibili nella finanza infrastrutturale” afferma Rode.
Al momento inoltre esiste un divario significativo tra l'elevato volume di progetti rinnovabili e i limitati investimenti di capitale che sono elementi che giocano a favore di questa asset class.
Circa l’immobiliare infine “il mercato ha subito correzioni di valore, con gradi di aggiustamento diversi a seconda delle regioni, dei settori e delle strutture di investimento, generando interessanti opportunità di accesso” prosegue Rode.
Ad oggi opportunità immediate sono presenti nei mercati a rapido repricing, come il Regno Unito e la regione nordica, seguiti dagli Stati Uniti e da altri mercati dell'Europa continentale. Nell'Asia-Pacifico sono interessanti le opportunità cicliche che si allineano alla ripresa ritardata della Cina o alla rilocalizzazione delle catene di fornitura. “Gli asset industriali e logistici sono tornati a prezzi interessanti, sostenuti da solidi fondamentali. Privilegiamo gli immobili operativi con una forte spinta sul fronte della domanda e un potenziale di reddito legato all'inflazione, sia direttamente che indirettamente” conclude l’esperto di Schroders Capital.
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