"Un omaggio alle annunciatrici della
tv dagli esordi del piccolo schermo alla loro graduale
scomparsa, specchio di una televisione non certo perfetta ma
sicuramente più garbata e professionale rispetto alla
sciatteria, aggressività e superficialità della comunicazione
contemporanea". Veronica Liberale riassume così il senso della
vicenda descritta in 'Signorine nel Tempo, l'epopea delle
Signorine Buonasera', che va in scena a Roma dal 19 al 23 marzo
al Teatro Lo Spazio con la regia di Pietro De Silva.
"La storia delle tre donne, i cui nomi di fantasia sono un
leggero ricordo di quelli veri - spiega l'autrice - è romanzata,
concentrandosi sulle caratteristiche, le esperienze lavorative e
l'essenza di quello che hanno rappresentato le Signorine
Buonasera per gli italiani. Con la loro storia personale si
vuole raccontare indirettamente quella del paese".
Ecco, dunque, Sandra, commessa in prova in un negozio di
elettrodomestici, che si ritrova a vivere una giornata storica:
l'inizio delle trasmissioni televisive. Alle prese con i clienti
accalcati di fronte ai primi televisori e in un mondo del lavoro
maschilista, Sandra sogna un futuro migliore davanti alla
scatola magica, di fronte alla quale conoscerà l'uomo che sarà
il padre di suo figlio, giunto in negozio per comprare una
lavatrice. Dentro quella scatola magica c'è Nicolina, la prima
annunciatrice, un'apparizione dolce e rassicurante, chiamata per
umanizzare la televisione, pioniera in un mondo ancora
sconosciuto. Nicolina sa che dovrà guidare per mano i
telespettatori annunciando film, rubriche, varietà, spot
pubblicitari, sempre rassicurante e sorridente. Il destino di
Sandra e Nicolina si incrocia con quello di Maria Rosella,
annunciatrice del 2003 appena giunta negli studi televisivi per
iniziare la giornata più difficile della sua carriera, che si
concluderà con una rivelazione: la drastica riduzione
dell'orario di lavoro. I dirigenti indorano la pillola ma la
realtà è amara: Maria Rosella, come le sue colleghe 'della
vecchia guardia', è stata sostituita da ragazze giovanissime, in
buona parte provenienti dai concorsi di bellezza. In scena, la
storia delle tre donne è legata alla figura di un narratore, che
entra nel racconto rappresentando le figure maschili che le
protagoniste incontrano nel loro viaggio.
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