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Un diluvio di applausi celebra il ritorno della Vestale a Jesi

Un diluvio di applausi celebra il ritorno della Vestale a Jesi

Assente da 1986 s'ispira alla figura di Maria Callas

JESI, 19 ottobre 2024, 09:03

Redazione ANSA

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di Federica Acqua Assente dal Teatro Pergolesi dal 1986 e dai palchi italiani da oltre 30 anni, La Vestale di Gaspare Spontini è tornata ieri sera a Jesi per celebrare il 250/simo della nascita del compositore nella vicina Maiolati, accolta da un diluvio di applausi in un'edizione registica di Gianluca Falaschi, che cura anche scene e costumi, ispirata alla vita della Callas e agli anni '50.
    Una sfida vinta per una nuova produzione ad alto impatto visivo, che ha portato sul palco in un teatro gremito tra coro, cast, orchestrali e ballerini, un centinaio di artisti, necessari ad un opera monumentale data nel 1807 a Parigi per celebrare la grandezza di Napoleone in una cornice classica, e che ha premiato con applausi e ovazioni tutti i protagonisti al debutto nel titolo.
    Dal maestro Alessandro Benigni, alla guida dell'Orchestra La Corelli e del Coro Municipale di Piacenza, al regista, al coreografo di origine jesina Luca Silvestrini per i balletti. Ma a galvanizzare gli spettatori è stata soprattutto Carmela Remigio, nell'arduo compito d'impersonare la vestale Julia e la divina Callas (protagonista dell'opera alla Scala nel 1954), di cui ha fornito una magistrale interpretazione, affiancata da Bruno Taddia (Licinius), Joseph Dahdah (Cinna), Daniela Pini (Gran vestale), Adriano Gramigni (Gran pontefice) e Massimo Pagano (capo degli aruspici e console), tutti applauditi e in parte.
    Ad illustrare l'allestimento ad apertura di sipario arrivano le parole della scomparsa diva: 'Ci sono due persone dentro di me.
    Vorrei essere Maria, ma c'è la Callas di cui devo essere all'altezza', e su questo dissidio che riproduce quello tra il rispetto dei voti di castità che ci si aspetta dalla vestale Julia e la passione per Licinius che la spinge ad infrangerli, si dipana come in un racconto a ritroso tutta la vicenda. In un contesto di feste e pranzi della ricca borghesia con uomini in smoking e donne in fastosi abiti da sera anni '50 che da soli bastano a riempire il palco, la vita della Callas donna s'incrocia con quella della diva votata al fuoco sacro dell'arte, delineata in scena dal cambio d'abito sia della protagonista (che dal nero passa alle vesti bianche di vestale) sia dei commensali-spettatori pronti a giudicarla nella vita come a teatro.
    Alla fine Julia cederà alla passione anche sessuale per Licinio, espressa talvolta in maniera esplicita, come la Callas a quella per Onassis, rinunciando alla sua vocazione con la consapevolezza insita nella tradizione classica di cui era figlia (era nata in Grecia) di non poter sfuggire al proprio destino in un amaro lieto fine che la consegna all'amato.
    Illustrata da video e da otto danzatori (quattro uomini e quattro donne) che agiscono anche come figuranti in scena, ed eseguono in chiave contemporanea come momenti a sé stanti i due balletti previsti in partitura (presentata nell'edizione del critica in francese di Federico Agostinelli e Gabriele Gravagna col Centro Studi Spontini di Maiolati), l'opera ha avuto il suo clou nell'emozionante esecuzione di Remigio dell'aria 'Toi que j'implore avec effroi (tu che invoco con orrore), salutata da ovazioni. Sarà replicata a Jesi il 20 ottobre (ore 16) e poi nei teatri del circuito che l'hanno cooprodotta: Fondazioni Teatro di Piacenza, Teatro Verdi di Pisa e Ravenna Manifestazioni, assieme alla Pergolesi Spontini.
   

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