Con il classico "in my opinion",
secondo me, il celebrato coreografo statunitense David Parsons
ha affermato che "gran parte degli artisti non voterà per Donald
Trump, ma per Kamala Harris" alle prossime presidenziale negli
Usa anche perché se vincesse il tycoon "ci sarebbe una forte
riduzione dei finanziamenti per l'arte". Lo ha detto
rispondendo, in un video-incontro, alle domande dei giornalisti
per la presentazione dell'ultimo spettacolo, portato in Italia,
Balance of Power della sua compagnia, Parsons Dance, che
toccherà 17 città.
La rappresentazione include sei pezzi coreografici. Amati
classici che hanno segnato la storia della danza contemporanea e
poi al centro del programma, per la prima volta in Europa, due
nuove produzioni del 2024: The Shape of Us e Juke. Il primo
appuntamento è al Teatro degli Arcimboldi di Milano l'1 e il 2
novembre e l'ultimo il 3 dicembre al Politeama di Genova.
Proprio in The Shape of Us, descritto come un po' dark e che
spinge alla riflessione a fronte di un repertorio in genere
pieno di gioia e spensieratezza, protagonista sarà Elena
D'Amario come special guest, nel capoluogo lombardo, al Teatro
Massimo di Pescara, l'8 novembre, e dal 14 al 17 novembre al
Teatro Olimpico di Roma. "Nonostante le guerre e tanti problemi
non dobbiamo perdere di vista la bellezza e la meraviglia
dell'universo", ha sottolineato David.
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