Un prezioso e raro Corano su
pergamena, oblungo, in scrittura sufica risalente all'VIII -IX
secolo con miniature in oro, ma anche un manoscritto che
riunisce i quattro vangeli copiato nel monastero di Sant'Antonio
nel 1280 da una copia realizzata dal testo originale del
traduttore Abu l-Farag Hibatallah al-As'ad Ibn al-'Assal con
note in siriano, arabo, latino): è un vero tesoro di oltre mille
volumi dai temi più vari il fondo di manoscritti arabi della
Biblioteca Ambrosiana di Milano. Un tesoro che ora diventa
accessibile a tutti in digitale.
L'Ambrosiana - fra le prime biblioteche ad accesso libero,
fondata nel 1607 dal cardinale Federico Borromeo - continua
nella sua vocazione e dopo aver avviato la sua biblioteca
digitale oggi ha presentato il progetto della collezione
digitale di testi arabi. Per ora si tratta dei primi 250 per un
totale di 96mila pagine già accessibili e interrogabile grazie
al sistema di gestione libraria digitale Nainuwa dell'austriaca
Treventus Mechatronics che integra lo standard IIIF con
l'intelligenza artificiale applicata al testo (in questo caso
manoscritto).
"Raccogliamo oggi il primo tangibile frutto della
collaborazione con Regione Lombardia" ha sottolineato il
prefetto della Veneranda Biblioteca, monsignor Marco Maria
Navoni. Un primo passo, appunto, con Regione comunque
disponibile ad accompagnare anche in quelli successivi, come ha
assicurato l'assessore lombarda alla Cultura Francesca Caruso,
che ha ricordato l'apertura di nuovi bandi.
Il direttore della biblioteca, monsignor Federico Gallo, ha
sottolineato le collaborazioni con la Notre Dame University (che
già negli anni '60 aveva microfilmato i manoscritti
dell'Ambrosiana) e con l'università Cattolica "che ci assiste
nella piattaforma".
Ora arriva questo nuovo progetto della collezione che, ha
sottolineato monsignor Francesco Braschi, viceprefetto della
Veneranda e docente della Cattolica, "è in continuità assoluta
con la sensibilità di Federico Borromeo" che in uno scritto del
1627 ricordava di aver creato una stamperia anche con caratteri
arabi, e che nel 1610 sosteneva l'utilità di inserire l'arabo
fra le lingue utili da conoscere.
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