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Il tesoro di manoscritti arabi dell'Ambrosiana diventa digitale

Il tesoro di manoscritti arabi dell'Ambrosiana diventa digitale

Disponibili i primi 250 volumi su oltre mille

MILANO, 04 marzo 2025, 15:49

Redazione ANSA

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Un prezioso e raro Corano su pergamena, oblungo, in scrittura sufica risalente all'VIII -IX secolo con miniature in oro, ma anche un manoscritto che riunisce i quattro vangeli copiato nel monastero di Sant'Antonio nel 1280 da una copia realizzata dal testo originale del traduttore Abu l-Farag Hibatallah al-As'ad Ibn al-'Assal con note in siriano, arabo, latino): è un vero tesoro di oltre mille volumi dai temi più vari il fondo di manoscritti arabi della Biblioteca Ambrosiana di Milano. Un tesoro che ora diventa accessibile a tutti in digitale.
    L'Ambrosiana - fra le prime biblioteche ad accesso libero, fondata nel 1607 dal cardinale Federico Borromeo - continua nella sua vocazione e dopo aver avviato la sua biblioteca digitale oggi ha presentato il progetto della collezione digitale di testi arabi. Per ora si tratta dei primi 250 per un totale di 96mila pagine già accessibili e interrogabile grazie al sistema di gestione libraria digitale Nainuwa dell'austriaca Treventus Mechatronics che integra lo standard IIIF con l'intelligenza artificiale applicata al testo (in questo caso manoscritto).
    "Raccogliamo oggi il primo tangibile frutto della collaborazione con Regione Lombardia" ha sottolineato il prefetto della Veneranda Biblioteca, monsignor Marco Maria Navoni. Un primo passo, appunto, con Regione comunque disponibile ad accompagnare anche in quelli successivi, come ha assicurato l'assessore lombarda alla Cultura Francesca Caruso, che ha ricordato l'apertura di nuovi bandi.
    Il direttore della biblioteca, monsignor Federico Gallo, ha sottolineato le collaborazioni con la Notre Dame University (che già negli anni '60 aveva microfilmato i manoscritti dell'Ambrosiana) e con l'università Cattolica "che ci assiste nella piattaforma".
    Ora arriva questo nuovo progetto della collezione che, ha sottolineato monsignor Francesco Braschi, viceprefetto della Veneranda e docente della Cattolica, "è in continuità assoluta con la sensibilità di Federico Borromeo" che in uno scritto del 1627 ricordava di aver creato una stamperia anche con caratteri arabi, e che nel 1610 sosteneva l'utilità di inserire l'arabo fra le lingue utili da conoscere.
   

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