Le estati assolate in Salento a fare le orecchiette e giocare a nascondino con la nonna sempre allegra, che custodiva un enorme dolore con enorme dignità: quando Marina Senesi ha letto quel tema di una liceale, custodito da don Luigi Ciotti, ha capito che quei ricordi meritavano di diventare una storia da raccontare e condividere, perché quella nonna era Carmela Montinaro, la mamma di Antonio, originario di Calimera, nel leccese, il caposcorta di Giovanni Falcone, con cui trovò la morte a Capaci il 23 maggio del 1992 insieme alla moglie del giudice, Francesca Morvillo, e agli altri agenti Vito Schifani e Rocco Dicillo. L'attrice e autrice ha sentito subito che quella storia era perfetta per diventare un piccolo film, un corto, presentato a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano. A interpretare nonna Carmela, un'intensissima Ottavia Piccolo. A dirigerla con estrema delicatezza, la regista Carmen Giardina. Il risultato, un piccolo gioiello di cinema e impegno civile, 'Un figlio', che il 7 marzo inizia il suo cammino nei festival e nelle sale.
"Mia nonna Carmela non mi raccontava mai di come era morto zio Antonio, ma di come era vissuto" dice nel corto la nipote Elisabetta Zecca, oggi una donna, autrice al liceo del tema da cui è nato il progetto. Lei e la sua famiglia hanno seguito da vicino la lavorazione del film: "Sul set ci portavano i pasticciotti e un nipote di Antonio ha interpretato lo zio in una scena", racconta la regista, restituendo parte del coinvolgimento corale che ha trasformato un ricordo personale in memoria collettiva.
Un'eredità lasciata proprio da nonna Carmela: stanca di sentire nominare il figlio sempre e solo come uno dei poliziotti della scorta del giudice Falcone, un giorno durante una funzione religiosa in ricordo della strage di Capaci - racconta Nando della Chiesa, presidente onorario di Libera - prese da parte don Luigi Ciotti e gli disse che anche suo figlio aveva diritto a un nome. Da allora - era il 1996 - Libera si batte affinché a ciascuno venga riconosciuto il diritto al nome. "Rivedendo questo corto mi sono commossa anche io, è grazie a Carmela Montinaro - spiega Ottavia Piccolo - che è nato il Giorno della memoria delle vittime innocenti di mafia". "Quasi sempre le cose che faccio, soprattutto ultimamente, guardano il mondo che ci circonda e quando Marina mi ha proposto questo progetto - racconta l'attrice - ho immediatamente detto di sì". Ed è soprattutto merito suo, di un'interpretazione breve ma capace di trasmettere l'enorme dignità di chi ha perso un figlio per mafia, e ha tramutato il dolore in testimonianza, se Marina Senesi è riuscita a "mostrare, tramite l'empatia - conclude l'autrice - che la storia di Carmela potrebbe essere la storia di tutti".
Una storia che - chiosa Nando Dalla Chiesa - andava raccontata, per fare memoria e argine comune contro la mafia. Erano circa 300, infatti, i nomi letti in piazza del Campidoglio il 21 marzo 1996, durante la I Giornata della memoria in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Dopo trent'anni, l'elenco che verrà letto a Trapani - rende noto Libera - il prossimo 21 marzo conta 1101 nomi. Centinaia e centinaia di storie, ritrovate grazie a familiari delle vittime che, scavando nella storia dei propri territori, hanno contribuito a trasformarle in memoria collettiva. Una memoria collettiva cui 'Un figlio' aggiunge un tassello piccolo, come la sua durata, soli 9 minuti, ma fondamentale, nella sua capacità di rendere questo ricordo universale.
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