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San Luigi de' Francesi splende con la macchina delle Quarant'ore

San Luigi de' Francesi splende con la macchina delle Quarant'ore

Fra Renaud Escande, un vero tesoro trovato nella soffitta

ROMA, 28 marzo 2025, 12:22

Redazione ANSA

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(di Cinzia Conti) "Una macchina teatrale con oltre 200 candele che inonda San Luigi de' Francesi di luce". Sono queste le parole con cui Marco Frascarolo, designer della luce, ingegnere e docente, che ha curato nei mesi scorsi la nuova illuminazione della meravigliosa chiesa romana, culla di tre fra i più meravigliosi e noti dipinti di Caravaggio, quelli del ciclo di San Matteo, descrive all'ANSA la macchina delle Quarant'ore appena ricostruita e restaurata e protagonista di un concerto e di una serie di eventi in occasione del Giubileo.
    A raccontare la straordinaria scoperta e il restauro della macchina, elemento emblematico del patrimonio liturgico barocco ora riportato al suo splendore, è Fra Renaud Escande, amministratore dei Pii Stabilimenti della Francia. "A seguito dell'incendio di Notre Dame de Paris - spiega - sono stati inviati dei pompieri in tutte le chiese francesi, ovunque si trovassero, anche a Roma. Ci è stato chiesto di svuotare le soffitte e proprio in quel momento abbiamo fatto delle scoperte straordinarie. Nel fondo della soffitta, c'era un insieme di travi di legno con tracce di pittura. Stavamo per bruciarle, ma dopo aver fatto delle ricerche, ci siamo resi conto che si trattava di una macchina delle Quarant'ore. Ho deciso di restaurarla per riprodurre, a San Luigi dei Francesi, questa antica liturgia". E aggiunge: "Tradizionalmente queste macchine erano chiamate delle Quarant'ore perché a partire dal Giovedì Santo si accendevano in Adorazione dell'Eucarestia, una serie di candele sull'altare principale della chiesa. Esattamente quaranta perché sono le ore trascorse da Gesù nel sepolcro prima di risorgere".
    Non si tratta di una macchina nel senso convenzionale del termine, con motori e ingranaggi, ma di un dispositivo realizzato con tavole e travi di legno, concepito per esaltare il Santissimo Sacramento nell'ambito della liturgia delle Quarantore, un periodo di adorazione che si svolge durante la Settimana Santa. "Quello ritrovato a San Luigi dei Francesi - dice Fra Renaud - è il più grande di Roma: copre l'intero altare maggiore e raggiunge i 12 metri di altezza. In passato, era illuminato da quasi 300 candele, ma ora, per ragioni di sicurezza, sono state sostituite con candele elettriche.
    L'effetto è davvero impressionante: si tratta di un autentico muro di luce che avvolge Gesù. È importante, perché la liturgia delle Quarantore è una liturgia in onore del Santissimo Sacramento, che si è sviluppata, in particolare in Italia, durante il periodo della Controriforma. Essa fa parte della nostra storia e rischiava di scomparire".
    "La macchina delle 40 ore - dice ancora Frascarolo - è uno strumento magico, una macchina teatrale che inonda la Chiesa di luce. Originariamente dotata di oltre 200 candele, oggi è stata allestita, in conformità delle normative sulla sicurezza antincendio e sulla tutela dei Beni Culturali, con altrettante candele LED, gestite con un sistema di gestione domotica, che produrrà un'accensione morbida e progressiva e delle lievi fluttuazioni che riprodurranno la vivacità della fiamma in maniera appena percepibile". Il sistema luminoso è stato sviluppato da Marco Frascarolo in collaborazione con Federico Ognibene e verrà modulato in armonia con gli scenari di illuminazione della Chiesa resi possibili dal nuovo impianto, inaugurato nel mese di gennaio. La macchina delle Quarantore è composta di 27 pannelli di abete dipinti e dotati dotato di porta-ceri cilindrici che variano da un minimo di 5 ad un massimo di 11 e di un tronetto per esposizione eucaristica che è stato selezionato fra gli oggetti ritrovati nelle soffitte ed è stato posto al centro della macchina. All'interno del tronetto in legno di pioppo è stato posizionato un ostensorio con raggera, nel caso di cerimonie liturgiche come appunto le Quarant'ore. Il totale delle candele della macchina è 197.
    La tecnica pittorica invece è eseguita con colori legati molto probabilmente a colla animale (quindi con legante proteico) che è una tecnica ancora oggi adottata per dipingere le scenografie, ad esempio dei teatri d'Opera. Tutta la fattura sia costruttiva che pittorica richiama un apparato scenografico eseguito in pochissimo tempo. "Per quanto riguarda la datazione di questi pezzi non è molto facile ma dagli elementi di assemblaggio dei chiodi utilizzati ed altri dettagli ci sembra che possa risalire agli inizi dell'ottocento e che quindi non si tratti di una macchina barocca, ma semmai di una sua riproduzione postuma" dice ancora Fra Renaud.
   

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