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La guerra, le persone. L'occhio solidale di Walter Rosenblum

La guerra, le persone. L'occhio solidale di Walter Rosenblum

A Padova più di cento scatti raccontano il maestro di fotografia

ROMA, 08 marzo 2025, 11:29

Redazione ANSA

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(di Luciano Fioramonti) Da fotografo e cineoperatore dell' esercito degli Stati Uniti partecipò allo Sbarco in Normandia e fu tra i primi a filmare il campo di concentramento di Dachau appena liberato guadagnandosi la fama di uno dei fotografi più decorati della Seconda Guerra Mondiale. Negli oltre cinquanta anni di carriera ha documentato l' esperienza dei rifugiati della guerra civile spagnola in Francia, la vita degli ultimi, dagli immigrati nella Lower East Side della sua New York ai neri ad Harlem e nel sud Bronx e poi di Haiti. Tra i suoi scatti più famosi spiccano il soldato in ginocchio sulla spiaggia di Omaha (1944) e la ragazza sull' altalena (1938). Padova torna a raccontare Walter Rosenblum ''maestro di fotografia'', dopo la grande mostra ospitata nel 1999. A comporre il profilo e il percorso di uno dei grandi narratori per immagini del Novecento sono oggi le 110 opere, molte delle quali mai esposte prima, che la Galleria Civica Cavour ospita fino al 4 maggio. "Attraverso i suoi scatti - scrive Angelo Maggi, il curatore - Rosenblum ha saputo immortalare l'autenticità dell'esperienza umana, regalando a noi tutti un messaggio di speranza e resilienza. Il suo lavoro non si limita a essere una testimonianza del passato, ma continua a essere una fonte di ispirazione, invitandoci a vedere il mondo con occhi nuovi e a cogliere la luce nelle situazioni più oscure''. Walter Rosenblum era nato a New York nel 1919 e a 18 anni entrò a far parte della cooperativa Photo League dove conobbe Paul Strand, uno dei fondatori, suo mentore e amico, e molti altri fotografi di grido tra i quali Berenice Abbott, Ruth Orkin e Lewis Hine, Margareth Bourke-White, Dorothea Lange, Eugene Smith, Robert Frank, Richard Avedon. Fondato nel 1936, il collettivo accoglieva professionisti impegnati a documentare e le condizioni della classe operaia e la depressione nell' America rurale e venne sciolto nel 1951 dopo essere finito nella lista nera delle organizzazioni sovversive. Della sua esperienza di guerra resta emblematica anche il suo scatto del 27 giugno 1944 che intitolò ''They fight with cameras'' nel quale è accanto agli altri quatrro fotografi e operatori del gruppo al seguito delle truppe sbarcate in Normandia. Più di 50 anni dopo il regista Steven Spielberg e l' attore Tom Hanks si rivolsero a lui per avere informazioni su quell' episodio cruciale della seconda guerra mondiale, reso con grande realismo nel film del 1998 Salvate il soldato Ryan. Lo sguardo di Rosenblum sulla condizione quotidiana delle persone riesce a cogliere le qualità umane dei quartieri e dei loro residenti e riflettono l'approccio socialmente consapevole che è stato il fondamento della sua carriera. ''Nella mia filosofia il significato della vita si ricava dalla gente che si è conosciuta e amata. Ho incontrato la mia dose di persone malvagie e so di che cosa sono capaci - disse riferendosi anche a quanto aveva visto a Dachau - ma ho sempre ritenuto che il male non è innato negli uomini e nelle donne. Resto convinto che in una società solidale cresceranno solo persone migliori. E' questo lo spirito che mi ha spinto a fotografare''. Il grande artista, morto a New York nel 2006, ha svolto anche una attività didattica intensa e le sue fotografie sono presenti in oltre 40 collezioni internazionali, incluso il J. Paul Getty Museum, la Library of Congress, la Bibliothèque Nationale di Parigi e il Museum of Modern Art di New York. ''La visione fotografica di Rosenblum - dicono i promotori della mostra, presentata come la più ampia mai realizzata in Europa - si è caratterizzata per essere testimone della condizione umana come di una comunità globale in cui i bisogni fondamentali, i valori e le aspirazioni esistenziali sono universalmente condivisi.
    Rosenblum cercò così di sottolineare la dignità dell'essere umano, con i suoi soggetti mai semplici vittime, ma persone integre e complesse, la cui umanità sopravvive intatta malgrado le circostanze avverse''.
   

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