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'Non volevo la morte di Satnam', in aula il datore di lavoro

'Non volevo la morte di Satnam', in aula il datore di lavoro

Lasciato morire con braccio amputato. Sit in con Landini

LATINA, 01 aprile 2025, 23:33

Fabrizio Scarfò

ANSACheck
Satnam Singh - RIPRODUZIONE RISERVATA

Satnam Singh - RIPRODUZIONE RISERVATA

 "Ho perso la testa: non ero io". Dieci mesi dopo la morte di Satnam Singh parla Antonello Lovato, il trentanovenne accusato di aver abbandonato il bracciante indiano davanti casa senza un arto dopo un incidente sul lavoro nella sua azienda agricola nelle campagne di Latina. Una morte atroce che ha squarciato il velo sul grave tema del caporalato e dei braccianti nell'agro pontino.


"I miei avvocati mi hanno detto che sono qui con l'accusa di omicidio volontario", ha detto Lovato, comparso nel tribunale pontino per l'apertura del processo. Le sue parole, fornite attraverso dichiarazioni spontanee, sono arrivate solamente alla fine della prima udienza, durata diverse ore e conclusa con il rinvio al prossimo 27 maggio, quando inizieranno ad essere ascoltati i testimoni.
La Corte d'Assise del palazzo di giustizia di Latina ha accettato le costituzioni di parte civile del padre e della madre di Satnam, dei suoi due fratelli, della sua compagna Soni.


Parte civile saranno anche i Comuni di Cisterna e di Latina, della Regione Lazio, dell'Inail, della Flai-Cgil di Frosinone e Latina e della Cgil di Frosinone e Latina e, infine, dell'Anmil.
"È inutile nascondere la mia paura. È la prima volta che affronto un processo - ha esordito Lovato -. Non ho mai voluto la morte di Satnam, e questo lo sottolineo. La notizia della sua scomparsa due giorni dopo l'incidente mi ha distrutto. Non c'è giorno che non pensi a lui e alla sua famiglia. Sono un padre e un marito, ho sempre lavorato e non ho mai fatto altro. Da uomo sarò sempre vicino alla moglie di Satnam", ha concluso il trentanovenne.


Nel frattempo, all'esterno del tribunale si è tenuto un presidio a cui ha preso parte anche il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. "Ci siamo costituiti parte civile perchè pensiamo che sia importante fare giustizia, e soprattutto che si metta in movimento tutto ciò che è necessario affinchè si cambi il modello di fare impresa, in modo tale che episodi di questa natura non possano più avvenire", le sue parole. "Lo abbiamo sempre detto: non pensiamo che questo sia un caso isolato, ed è un errore pensare che si risolva il problema con questo processo. Tuttavia, quest'ultimo è in grado di mettere in campo un elemento di cambiamento reale", ha concluso Landini. 

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