Blitz del Nas nello studio di
medicina estetica di Cinecittà, alla periferia est di Roma, dove
è stata effettuata lo scorso 6 marzo la liposuzione che sarebbe
costata la vita a una donna di 62 anni, Simonetta Kalfus. La
sala operatoria è stata posta sotto sequestro. I carabinieri del
Nucleo, assieme ai colleghi di Ardea, vogliono fare luce sulla
morte della donna, deceduta secondo l'autopsia a causa di una
grave sepsi: per questo, su disposizione della Procura di Roma,
hanno cercato elementi utili per le indagini. Per capire, questo
l'obiettivo degli inquirenti, se le condizioni del luogo dove è
stata operata fossero a norma.
Ad analizzare cartelle cliniche e altri documenti sanitari,
già acquisiti dai militari, ci penserà un collegio peritale.
Oggi però è stato il giorno del sopralluogo, durato circa sei
ore. L'ipotesi di reato è di omicidio colposo, e nel registro
degli indagati sono iscritti tre medici, uno dei quali è il
chirurgo che effettivamente praticò la liposuzione su Kalfus.
C'è poi un anestesista amico della donna che la accompagnò nella
struttura e infine un medico dell'ospedale di Pomezia, dove la
62enne inizialmente si era recata dolorante e dalla quale era
stata rimandata a casa con una terapia antibiotica. Fu l'amico
anestesista, poiché i dolori peggioravano, ad accompagnarla
all'ospedale Grassi di Ostia. Qui il ricovero in rianimazione il
14 marzo, quattro giorni dopo il decesso: troppo grave la sepsi
che si era diffusa senza lasciarle via di scampo.
"Dire che sono disperato per quanto accaduto è dire poco",
afferma Carlo Bravi, il chirurgo estetico che ha operato
Simonetta Kalfus mentre è in corso l'ispezione del Nas e ad
Ardea si sta celebrando il funerale della donna, come riporta il
Messaggero. Quanto alle condizioni mediche precipitate della
paziente, replica: "Chi lo dice che le cose siano andate così? È
uscita solo la versione della Procura. Ci sono comunque le
indagini in corso", riporta ancora il quotidiano.
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