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Falzone indaga il mistero di Canepa, 'Un eroe da dimenticare'

Falzone indaga il mistero di Canepa, 'Un eroe da dimenticare'

Ombre mai dissipate a 80 anni da uccisione fondatore dell'Evis

PALERMO, 07 marzo 2025, 13:01

Redazione ANSA

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(SALVATORE FALZONE, "UN EROE DA DIMENTICARE. ATTORNO AL MISTERO DI ANTONIO CANEPA", RUBBETTINO, 82 PP., 11 EURO).
    Ucciso il 17 giugno 1945 a Randazzo in uno scontro a fuoco coi carabinieri, il mistero sulla morte di Antonio Canepa resiste nei decenni. Leonardo Sciascia, a suo agio nelle tenebre della storia, abbandonò l'idea di scriverne una biografia, dopo aver raccolto materiali a partire dal '64, definendo il fondatore dell'Evis, l'Esercito volontario per l'indipendenza della Sicilia, un personaggio "carico di ambizioni e mitomanie".
    Ma lo scrittore di Racalmuto aleggia ancora su questa intrigata vicenda, se proprio nella collana a lui dedicata, "I quaderni di Regalpetra", l'editore Rubbettino pubblica (da oggi in libreria) il testo di Salvatore Falzone, "Un eroe da dimenticare", che scava intorno alla figura di Canepa, antifascista e teorico del fascismo, accademico vicino al regime e partigiano, il tutto in una vita che si è conclusa a 37 anni.
    Il lavoro di Falzone, avvocato penalista e scrittore, è anche un racconto in prima persona su un'indagine in cui persino gli elementi certi esitano davanti a una figura multiforme che gioca a nascondersi dietro i suoi proverbiali silenzi o gli eteronimi.
    Canepa fu Mario Turri, Jean Sorédan, autore francese di una biografia sul "pensatore contemporaneo Antonio Canepa", tradotto in italiano dal "camerata" Federico Vitanza Scotti, cioè lo stesso Canepa. Il saggista mascherato, tra i ringraziamenti, cita un certo Guido Colozza, indicato come segretario dell'indipendentista siciliano. E, nell'estrema strategia dissimulatoria, Canepa indirizza persino una lettera al traduttore dell'opera indicando qualche inesattezza del Sorédan.
    Vorace lettore, posseduto da una curiosità irrefrenabile, Capena non disdegnava la meccanica, la tecnica del volo, la chimica, la fisica, la mineralogia. "Cerca, cerca, cerca. Come per scoprire qualcosa di semplice e di supremo insieme. Cosa?", si domanda Falzone, che una certezza pensa d'averla raggiunta, tra letture e testimonianze, sull'irrequieto uomo di pensiero e azione. L'occasione gliela dà il racconto del fratello di Canepa, Luigi, il quale ricorda che nel commentare l'assassinio di Giacomo Matteotti, nel 1924, Antonio usò queste parole: "Un governo che ha bisogno di ricorrere a simili mezzi per mantenere le sue posizioni, è un governo da lottare e da annientare. Costi quel che costi". E Falzone scrive: "Sì, ne sono certo: fu proprio l'uccisione di Giacomo Matteotti ad accendere nell'animo di Canepa quella passione politica che alcuni anni dopo l'avrebbe ridotto in cenere".
    Nonostante Canepa avesse progettato nel 1930 un attentato a Mussolini, l'autore avanza comunque un dubbio: forse il delitto Matteotti fu solo il pretesto affinché "l'adolescente dall'aria un po' adulta, così ossequioso e sorvegliato dai genitori, cominciasse a manifestare il lato segreto, quasi perverso, della sua personalità. Se così fosse il 1924 non avrebbe poi grande importanza. Boh, forse la sola data che conta nella biografia di Canepa è quella della sua nascita, l'unica capace di dire, senza spiegarlo, tutto l'enigma di un uomo incomprensibile".
   

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