"Sento sulle mie spalle la
responsabilità di essere la prima donna a ricoprire il ruolo di
rappresentare tutti i sardi ed è la prima volta che ho occasione
di parlare a voi in questo ruolo". La presidente della Regione
Alessandra Todde esordisce così nel suo intervento che chiude la
celebrazione della Giornata internazionale dei diritti delle
donne in Consiglio regionale.
"La prima domanda che mi sono posta come amministratrice è
quali strumenti ulteriori è necessario dare alle ragazze e alle
donne sarde per poter realizzare le loro aspirazioni e i loro
sogni senza scontare vincoli di genere", ha sottolineato. Todde
porta la sua esperienza e del suo modello, Kathleen Johnson, una
matematica, informatica e fisica statunitense, "i suoi traguardi
hanno fatto la storia", ha sottolineato. "Il nostro compito
allora è far crescere ragazze con i giusti modelli", ha
spiegato. "Biancaneve e Cenerentola lasciamole alle fiabe", ha
osservato.
Dagli Usa alla Sardegna: "Il 9 marzo del 1952 circa tremila
donne, di ogni estrazione sociale ed orientamento politico,
provenienti da tutta la Sardegna si ritrovarono al Teatro
Massimo di Cagliari per partecipare al primo Congresso delle
Donne Sarde. Fu un evento di portata straordinaria".
"Il tema sostanziale è che le donne senza servizi e sostegni
opportuni faticano a cogliere le opportunità lavorative - ha
detto dopo aver ricordato i dati del gap occupazionale femminile
in Sardegna -. E per servizi intendo sostegno per la cura dei
figli e dei genitori anziani che spesso sono a loro carico. Per
servizi intendo non solo asili e trasporti ma anche buon senso".
"Stiamo lavorando - ha evidenziato - per rendere sempre più
disponibile il servizio di accoglienza a scuola in modo che una
mamma che deve entrare al lavoro alle 8.30 possa lasciare prima
il figlio a scuola. Di questi servizi le donne che lavorano
hanno bisogno".
E non dimentica il capitolo violenza: "Oggi ho capito sempre
di più che al di là degli strumenti necessari per poterci
emancipare e avere potere decisionale serve una profonda
trasformazione culturale. Serve per arginare quel mostruoso 200%
di aumento dei femminicidi che ha avvelenato e insanguinato nel
2024 la nostra isola". E ha concluso con una serie di
espressioni ancora radicate nel linguaggio, ma profondamente
basate sulla cultura patriarcale: da "Stai zitta" a "Brava e
pure mamma" o "Adesso ti spiego". "Speriamo di non doverle
sentire più - ha concluso -. Come diceva la mia concittadina
Grazia Deledda 'Tutto forse può essere vinto'.
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