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Una 'Cena al buio' per capire le difficoltà dei disabili visivi

Una 'Cena al buio' per capire le difficoltà dei disabili visivi

Michele racconta esperienza al 'Bullone', mattatore della serata una persona cieca

ROMA, 07 marzo 2025, 18:32

Redazione ANSA

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A guidarlo c'era una persona cieca dalla nascita, Michele Renà, ed è grazie alle sue indicazioni che un gruppo ha potuto capire le difficoltà dei ciechi e degli ipovedenti, partecipando alla 'Cena al buio'. Una delle tante iniziative di questo tipo è stata organizzata dall'associazione 'L'incontro' di Cerro Maggiore, fondata dai genitori di Mario Rampini, non vedente e con disabilità, che mira a progetti di accoglienza e sostegno in favore delle persone fragili.

A descrivere la 'Cena al buio' di Cerro, a cui ha partecipato, è un altro Michele, Fagnani, sull'ultimo numero del Bullone, mensile dell'omonima fondazione non profit che, attraverso il coinvolgimento e l'inclusione lavorativa dei B.Liver, ragazzi che hanno vissuto o vivono ancora il percorso della malattia, promuove la responsabilità sociale di individui, organizzazioni e aziende.

"La cena al buio - spiega Michele Fagnani - viene chiamata anche esperienza sensoriale, perché svolgendosi in un ambiente totalmente oscurato, la vista viene completamente annullata e si fa spazio agli altri sensi. È un'occasione unica per conoscere da vicino la quotidianità di una persona cieca o ipovedente e le difficoltà con cui si deve misurare". Il primo insegnamento di Michele Renà "è stato quello di utilizzare con prudenza e lenti movimenti, il tatto, "per capire cosa ci fosse intorno a noi, dalle posate ai bicchieri di diversa foggia e utilizzo, dalle bottiglie con acqua frizzante o naturale e di vino, ai cestini di pane.

Un trucchetto che Michele - racconta Fagnani - ci ha consigliato per evitare di inondare la tavola con le bevande, è stato di contare al massimo fino a tre durante il riempimento del bicchiere. Non tutti ovviamente ci sono riusciti!" Si è poi passati alle portate di cibo, "occasione per amplificare le nostre capacità olfattive e di gusto. Senza vedere cosa c'è nel piatto, viene annullata l'appetibilità che gli occhi ci trasmettono. Uno dei divertimenti di queste cene, infatti - continua Fagnani - è di indovinare gli ingredienti presenti nelle pietanze, dall'odore e dal gusto. La prima portata era un ottimo risotto, che mi ha messo un po' in difficoltà nel raccoglierlo con il cucchiaio senza poter vedere nulla e dopo alcuni tentativi conclusi con l'ingestione di sola aria, mi sono affidato ai miei aiutanti, anche loro impegnati nell'arduo compito di pescare dal mio piatto e portarlo poi fino alla mia bocca!".

Con la seconda portata, osserva, "è andata decisamente meglio, perché con la forchetta è stato più semplice afferrare i bocconcini di carne e verdura. Si è conclusa la cena con una torta da mangiare con le mani e così il coefficiente di difficoltà è sceso, anche se lo sbriciolamento è stato impossibile da evitare! Nel mezzo delle portate Michele ci ha intrattenuto con indovinelli, ma soprattutto, essendo un provetto tastierista, ci ha invitati a cantare motivetti famosi.
 

   Complice l'annullamento della vista, ricorda Cagnani, "ci siamo sentiti più liberi di aprirci e così si è cantato tutti insieme a squarciagola brani di Vasco e Max Pezzali. Qualcuno ha anche ballato, pestandosi ovviamente i piedi! A fine cena e a luce riaccesa, Michele ci ha insegnato come funziona l'alfabeto Braille e come giocare a carte. Qualcuno potrebbe obiettare che il buio fa paura: io posso dire che dopo qualche minuto di adattamento, il fatto di non vedere diventa quasi una sfida e dà una motivazione in più a far bene quello che si sta facendo. A volte, la vista ci può anche ingannare, magari facendoci dare un giudizio affrettato su una persona o su evento senza conoscerli approfonditamente. È un invito a rallentare, a concentrarci meglio e ad ottenere risultati migliori. Provateci perché un'esperienza così può solo regalare emozioni e vita!" 
   

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