La proposta di legge sull'equo
compenso per le prestazioni dei liberi professionisti verrà
votata domani pomeriggio, in Commissione Giustizia alla Camera:
è ciò che prevede il calendario dei lavori, mentre domani, alle
11, scadrà il termine per la presentazione degli emendamenti
(finora, però, non risultano depositati testi per la modifica
del provvedimento). L'iniziativa sulla giusta remunerazione per
i servizi professionali, frutto dell'unificazione di proposte
normative di FdI e della Lega, ha ottenuto il via libera
(all'unanimità) dell'Aula del Senato il 22 marzo scorso. Il
passaggio, in terza lettura, del provvedimento del centrodestra
a Montecitorio (dove era stato approvato il 25 gennaio) si è
reso necessario, perché i senatori hanno dovuto correggere una
'svista' nel testo originario: vi era, infatti, la menzione
dell'articolo 702-bis del codice di procedura civile che, fino
al 28 febbraio scorso, disciplinava il rito semplificato,
sostituito, a partire da quella data, dagli articoli 281-decies
e seguenti, nell'ambito della riforma dell'ex ministro della
Giustizia Marta Cartabia.
La proposta legislativa stabilisce che le imprese bancarie e
assicurative (e loro controllate e mandatarie), nonché le
aziende con più di 50 dipendenti, o con un fatturato di oltre 10
milioni debbano pagare il professionista a cui affidano
incarichi con un compenso equo, ovvero "proporzionato alla
quantità e alla qualità del lavoro" svolto, nonché "conforme ai
parametri ministeriali" per la determinazione delle
remunerazioni. E, recita ancora il testo, gli accordi per
pagamenti "al ribasso" saranno nulli, così come qualsiasi patto
che vieti al lavoratore autonomo di pretendere acconti in corso
d'opera e che attribuisca al cliente dei "vantaggi
sproporzionati".
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