Giorgia Meloni chiede garanzie
all'Ue per la difesa e ribadisce il no all'invio di truppe
europee in Ucraina. La premier, in un breve punto stampa a
margine dei lavori del Consiglio europeo informale, sintetizza
la posizione di Roma sul tema degli armamenti bocciando comunque
l'uso dei fondi di coesione e chiedendo l'estensione
dell'articolo 5 della Nato anche all'Ucraina. In questo quadro
rilancia l'impegno dell'Italia per un vertice Usa-Ue, anche se
al momento non c'è nulla di concreto. E ribatte a Vladimir Putin
che aveva ricordato a Macron la fine che aveva fatto Napoleone:
"Putin che chiama Napoleone Macron? In questo momento non serve
rispondere, mi sembrano manifestazioni verso il proprio
pubblico", dice annunciando, tra l'altro,che è stata accolta una
proposta dell'Italia di "scorporare le spese difesa dal
deficit-pil". "Circa il debito ci sono dei rischi - ha aggiunto
- stiamo pensando a strumenti di garanzie su investimenti
privati sul modello di Invest Eu". Il presidente del Consiglio
ritorna su Putin criticandolo quando dice di volersi prendere
tutto ciò che è suo: "L'ho gia sentita in una famosa serie Tv",
ha commentato ancora. Intanto, il piano Rearm Europe continua a
scuotere la maggioranza allargando il solco che divide la Lega
da Forza Italia. Le scintille tra Giancarlo Giorgetti e Antonio
Tajani non possono aver fatto piacere alla premier Giorgia
Meloni, impegnata, anche a Bruxelles, come domenica scorsa a
Londra, a trovare uno spazio di mediazione per ravvicinare
l'Europa agli Usa, tutelando soprattutto il ruolo della Nato
dalle diffidenze di Parigi. Antonio Tajani ha ribadito che per
Roma "è assolutamente impossibile pensare di garantire la
sicurezza dell'Ucraina e dell'Europa senza un solido rapporto
transatlantico e senza la Nato". Sul fronte del debito, per
evitare problemi reputazionali o di sostenibilità, Meloni ha
proposto agli altri leader di discutere una garanzia europea per
gli investimenti nel settore della difesa, sul modello del
InvestEu, 'erede' del vecchio piano Juncker. Giancarlo Giorgetti
presenterà una proposta in tal senso al prossimo Ecofin. Il
riarmo europeo non divide solo il centrodestra ma agita le acque
anche all'interno del Pd: Elly Schlein è tornata a criticare il
progetto di Ursula von der Leyen: "Lavoreremo per cambiarlo..
Siamo favorevoli a una difesa comune e contrari al riarmo dei 27
Paesi", ha ribadito, ricucendo di fatto con i Cinque stelle. Di
parere opposto, invece, la vicepresidente del Parlamento
europeo, Pina Picierno secondo cui Rearm Europe rappresenta una
"svolta storica". Anche per la capogruppo S&d, Iratxe Perez
Garcia quello di von der Leyen è "un buon piano". Ma è lo
scontro nel centrodestra a tenere banco. il ministro leghista
aveva bollato l'iniziativa della Commissione "fatta in fretta e
furia senza una logica". Acida la replica del titolare della
Farnesina: "Bene, quella è l'opinione di Giorgetti, a me invece
pare essere un buon piano che dovremmo applicare e studiare, io
certamente lo sostengo", ha rintuzzato il vicepremier e ministro
degli Esteri dopo aver incontrato von der Leyen alla riunione
del Ppe. Quanto al summit, la premier ha cercato di guadagnare
tempo, in vista del prossimo Consiglio europeo del 20 quando si
prenderanno impegni concreti. Ha ribadito la linea già espressa
al vertice informale di Londra: non c'è difesa europea senza un
pieno coinvolgimento della Nato. Una posizione oggettivamente
distante da quella di Emanuel Macron a favore di un ombrello
atomico europeo. Roma ha invece proposto che tutti i fondi
previsti siano destinati a spese ammissibili al calcolo in
ambito Nato. La richiesta italiana è che la Commissione
stabilisca un meccanismo di rendicontazione obiettivo, omogeneo
e trasparente di questo tipo di spese. La premier è convinta che
per essere più accettabile dall'opinione pubblica il piano
europeo andrebbe legato a valori positivi, come gli investimenti
per la cybersicurezza, per le infrastrutture, per la ricerca e
lo sviluppo. IN questa logica la parola "riarmo" sembra essere
non adatta. Sul fronte finanziario, l'Italia ha inoltre accolto
favorevolmente la proposta tedesca di arrivare anche a una
revisione organica del Patto di stabilità che, a giudizio di
Roma, non dovrebbe fermarsi alle materie della difesa, ma
comprendere anche altri beni pubblici europei a partire dalla
competitività.
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