Nel doppio voto di mercoledì in
Macedonia del Nord trionfano i conservatori, usciti largamente
vittoriosi sia nelle elezioni parlamentari sia nel ballottaggio
presidenziale. Un successo che potrebbe frenare e mettere in
pericolo il cammino europeo del Paese. Per la prima volta,
presidente del Paese ex jugoslavo sarà una donna, la
conservatrice Gordana Siljanovska Davkova, appoggiata dal
partito Vmro-Dpmne all'opposizione, che ha sconfitto con largo
margine il capo di stato uscente, il socialdemocratico Stevo
Pendarovski. Gli ultimi risultati diffusi in tarda serata dalla
commissione elettorale dopo lo spoglio del 77,8% delle schede,
davano a Siljanovska Davkova il 64,7% delle preferenze, rispetto
al 29,2% ottenuto da Pendarovski, che ha ammesso la pesante
sconfitta, congratulandosi e augurando buon lavoro alla sua
avversaria. Vittoria dei conservatori anche nelle legislative,
tenutesi in contemporanea al secondo turno delle presidenziali.
Dopo lo spoglio di oltre il 79% delle schede da parte della
commissione elettorale, il partito nazionalista e sovranista
Vmro-Dpmne è al 42,5%, rispetto al 14,5% del partito
socialdemocratico (Sdsm) al governo. Meglio dei
socialdemocratici fanno gli albanesi raccolti nel Dui- Fronte
Europeo (filogovernativi), con il 14,6%. Il 25% circa della
popolazione in Macedonia del Nord è di etnia albanese, e il suo
appoggio politico in alleanze e coalizioni è di grande
rilevanza. L'altra formazione albanese Vlen (all'opposizione)
ottiene l'11,6%. L'affluenza alle urne è risultata superiore al
53% nelle legislative e oltre il 46% nel ballottaggio
presidenziale, consultazione dove valeva il quorum di almeno il
40% degli aventi diritto per la validità della consultazione. Il
chiaro successo del fronte conservatore, largamente previsto
alla vigilia, è destinato ad avere un impatto significativo sul
cammino europeo della Macedonia del Nord, già membro della Nato
e che due anni fa ha avviato il negoziato di adesione alla Ue.
Sia la futura presidente Siljanovska Davkova sia il Vmro-Dpmne
infatti sono fortemente critici nei riguardi degli accordi
faticosamente raggiunti da Skopje negli anni scorsi con Grecia e
Bulgaria, intese che hanno spianato la strada all'integrazione
euroatlantica del Paese ex jugoslavo ma che per conservatori e
sovranisti hanno umiliato il popolo macedone obbligandolo a fare
eccessive concessioni. Sia Siljanovska Davkova sia il leader di
Vmro-Dpmne Hristijan Mickoski intendono prendere iniziative,
compreso un referendum, per abolire il nuovo nome di Macedonia
del Nord (imposto dall'accordo del 2018 con la Grecia) e tornare
a quello di 'Macedonia'. E entrambi si oppongono alle modifiche
costituzionali richieste da Sofia per l'inclusione della
minoranza bulgara in costituzione. Modifiche che la Bulgaria
pone come condizione per non bloccare ulteriormente il cammino
di Skopje verso l'integrazione nella Ue.
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