(dell'inviata Claudia Fascia)
Il re della festa è tornato.
Emozionato, riconoscente (alla vita e ai fan, "grazie di avermi
aspettato"), segnato nel corpo, ma non nello spirito, con il
solito inconfondibile e coinvolgente entusiasmo. Dopo il lungo
stop, seguito al grave incidente in bici nel luglio 2023 a Santo
Domingo, Jovanotti si riprende il suo spazio naturale, il palco,
davanti alla sua tribù che balla e che non vedeva l'ora di
poterlo fare nuovamente.
"Grazie di essere tornati, di avermi aspettato. Vedo i
cartelloni con scritto bentornato, ma bentornati lo dico a voi -
Lorenzo Jova Cherubini saluta così, e sembra che abbia il nodo
in gola, i nove mila della Vitrifrigo Arena di Pesaro, debutto
del nuovo tour nei palasport con 50 date in tutta Italia, 37
delle quali soldout -. È bellissimo ritrovarvi. Stasera questo
non è solo un palasport, è un cielo stellato. Siamo a Pesaro, ma
siamo anche nella valle dei fiori in India, tra i fiori di
lavanda in Provenza, nel giardino delle Mille e una notte, sulla
nave degli Argonauti, nell'Enterprise di Star Trek, nel roseto
del Piccolo Principe, tra i ciliegi in fiore del monte Fuji".
È un fiume in piena, felice e forse anche spaventato da una
rinascita che non era per niente scontata. E il fiore che
ricorre nelle sue parole è lo stesso che si ripete anche nei
visual ad alto tasso tecnologico realizzati in tempo reale
utilizzando l'Intelligenza Artificiale, nei dieci fari giganti
dell'illuminazione che aprono e chiudono la loro corolla
roteando sulle teste degli spettatori della platea, nei mazzi
che distribuisce alle fortunate fan delle prime file, nei versi
della poetessa Mariangela Gualtieri (Che cosa sono i fiori). Il
fiore, declinato in tutte le sue forme: è Jova stesso, che
rifiorisce al tepore della primavera, dopo il buio dell'inverno.
E cita Neruda: "Potranno tagliare tutti i fiori, ma non
fermeranno mai la primavera. E noi la primavera ce la portiamo
dentro e ci rialziamo come fa la primavera. Siamo di nuovo
insieme, si va". La fatica, il dolore, la gioia, la
determinazione: questo live non è solo una questione di musica.
È il Jovanotti di sempre, eppure no. L'ultima volta dal vivo
saltava e correva sui palchi nelle spiagge italiane del Beach
Party, stavolta deve fare i conti con qualche limite in più: non
corre, centellina i salti, ma l'energia che sprigiona si allarga
e inonda comunque il palco che, essenziale nella scenografia,
prende vita grazie a lui. La band, tredici tra musicisti e
coriste "la migliore che abbia mai avuto", alle sue spalle,
l'occhio di bue è tutto su di lui, sulla sua forza e sulla sua
fragilità. E sul tappeto sotto ai suoi piedi, "che ho portato da
casa, perché per i popoli nomadi dell'Asia il tappeto
rappresenta casa".
Due ore e venti di show, che mandano in delirio i fan - tra
loro anche Alessandro Baricco e Gianmarco Tamberi - per
ripercorrere tra passato e presente i successi dell'artista
58enne. In scaletta da L'ombelico del mondo, a Mezzogiorno, da I
love you baby a Il più grande spettacolo dopo il Big Bang, da Le
tasche piene di sassi a Mi fido di te e solo cinque nuovi brani:
l'apertura dello show con Montecristo, la title track dell'album
appena pubblicato Il corpo umano, Fuorionda (e sullo schermo
scorre una carrellata di immagini di politici, da Giorgia Meloni
a Matteo Salvini, passando per Luigi Di Maio, Donald Trump, Joe
Biden) e Un mondo a parte. Il finale non poteva che essere sulle
note di Ragazzo Fortunato. "Quando solo salito sul palco è stata
la botta più forte da quando salgo sui palchi - ha scritto sui
social al risveglio -. È andata bene benissimo strabenissimo.
Grazie ancora per questa accoglienza".
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