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In collaborazione con Università Cattolica del Sacro Cuore
Le parole per dirlo: il modo in cui
si raccontano le cose aiuta a mettere a fuoco o svia
l'attenzione dalle responsabilità e dalle cause di quanto accade
e questo è particolarmente chiaro nel caso della sicurezza
stradale. Di questo si è parlato oggi all'incontro promosso
dall'Osservatorio Opinion Leader 4 Future, il progetto
sull'informazione consapevole di Credem e ALMED (Alta Scuola in
Media, Comunicazione e Spettacolo dell'Università Cattolica del
Sacro Cuore), primo di un ciclo di appuntamenti che si
concluderà il 14 maggio.
Silvia Frisina, vicepresidente dell'Associazione Familiari e
Vittime della Strada, e il giornalista Luca Valdiserri,
familiare di una vittima della strada, hanno analizzato come il
racconto degli incidenti possa influenzare profondamente la
percezione e la consapevolezza della gente dando un carattere di
fatalità ad episodi che potrebbero essere evitati con maggiore
attenzione e rispetto delle regole.
"Le parole che scegliamo per raccontare un incidente
stradale hanno un peso enorme. Non possiamo continuare a parlare
di 'fatalità' o di auto che 'perdono il controllo', come se
fossero a guida autonoma perché ogni incidente è il risultato di
scelte e comportamenti umani" ha sottolineato Frisina convinta
che "un linguaggio più corretto e rispettoso può contribuire a
un cambiamento culturale, necessario per prevenire altre
tragedie sulle nostre strade".
"Il ricordo, necessariamente, sbiadisce con il tempo. Per
sopravvivere ha bisogno del coinvolgimento dei giovani, unico
modo per tener viva l'eredità lasciata da una persona che non
c'è più. Per questo non abbiamo voluto trasformare Francesco in
un simbolo, neppure dell'educazione stradale, ma abbiamo deciso
di lanciare i nostri messaggi attraverso momenti di formazione
e di arte" ha aggiunto Valdiserri.
In collaborazione con Università Cattolica del Sacro Cuore
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