(di Bianca Maria Manfredi
Raffaele Kohler ama suonare, lo fa
come lavoro nei locali, sul palco con Enrico Bertolino, in
televisione e nelle balere ma basta parlargli cinque minuti per
capire che lo farebbe anche gratis, perché per lui suonare la
sua tromba è una esigenza, come parlare o respirare.
Lo era anche e soprattutto durante il Covid quando, con il
lockdown, ha iniziato a esibirsi attraverso la grata della sua
finestra in un appartamento al piano terra in via Fauchè a
Milano, un concerto ogni sera alle 18, che lo ha reso famoso in
tutto il mondo.
"La chiusura è stata graduale in Lombardia: prima i teatri,
dopo i locali. Allora sono andato a suonare per la strada ma poi
hanno chiuso tutto", ricorda all'ANSA. All'inizio c'è stato
qualche giorno in cui si è chiesto cosa avrebbe fatto. Ma è
durato poco: "Il 13 marzo è stato un momento incredibile. Hanno
chiesto a tutti i musicisti di suonare alle 18" e lui, milanese,
ha suonato 'O mia bela Madunina'. "Per strada c'era un silenzio
incredibile e ho suonato a tutto volume". Man mano i vicini si
sono uniti a lui a cantare ed "è stato emozionante". Il tutto
ripreso in un video che poi ha fatto il giro del mondo. "È
diventato virale. Mi hanno chiamato dall'America, dall'India
perché in quel momento tutti gli occhi erano puntati sulla
Lombardia. È stata la prima volta in cui Milano si è fermata,
non lo aveva fatto neanche sotto i bombardamenti della Seconda
guerra mondiale", racconta.
Da quel primo concerto non ha più smesso di esibirsi,
inizialmente per i vicini e, in diretta Instagram e Facebook per
parenti e amici stretti, poi il pubblico in rete si è sempre più
allargato. "Ho detto che avrei fatto un concerto dalla finestra
di casa ogni sera alle 18", ogni sera uno show di mezz'ora
dedicato a un musicista differente: Ennio Morricone, Francesco
Guccini, Duke Ellington, Mia Martini. Il 25 aprile si è
organizzato con i vicini: una giovanissima violinista ha
intonato 'Bella, ciao', poi il soprano che abita accanto ha
iniziato a cantare e infine si è aggiunto lui con la sua tromba
insieme agli altri in coro. Alla fine "la gente mi scriveva per
chiedere di suonare questo o quello, di fare un brano per il
compleanno di qualcuno: ero diventato un jukebox". Ma anche
essere un jukebox gli ha fatto piacere. "In fondo è stato
divertente, un modo per esorcizzare un momento terribile. E
suonare in queste condizioni forse mi ha insegnato a comunicare
meglio".
E' stata anche una occasione per stringere amicizie, come
quella con Alessandro Milan con cui il 13 marzo si esibirà a
Palazzo Marino in uno spettacolo in ricordo dei Martiri di
piazzale Loreto, le 'Pietre della libertà'. Una delle cose più
commoventi gli è capitata pochi pochi giorni prima della
riapertura: è stato chiamato per suonare dalla strada davanti ad
alcune rsa, anche davanti all'hotel Michelangelo, un grattacielo
accanto alla stazione Centrale di Milano trasformato in albergo
Covid. "Un trombettista sudamericano ha iniziato a suonare e
abbiamo fatto insieme un botta e risposta di brani latini". Poi
è arrivata la riapertura: "io sono riuscito a mantenere il
flusso di musica nel lockdown e ho ripreso la mia vita. L'unica
cosa che è cambiata è che a Milano manca la vita notturna. Prima
c'erano concerti che iniziavano anche a mezzanotte, ora è tutto
anticipato ma per fortuna la voglia di sentire musica non si è
mai persa. La gente si è stufata di stare davanti a uno schermo
o sentire da una piattaforma e preferisce la musica dal vivo".
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