(di Elisabetta Stefanelli)
Scenografica, accurata, coraggiosa:
dal fondale scuro dell'allestimento delle quattro sale di
Palazzo Barberini, 24 spettacolari tele di Caravaggio ritrovano
la luce come se tornassero da un antico oblio. Meritano
l'attenzione delle star, per questa esposizione evento che già
nella conferenza stampa di apertura fa tutto esaurito, forte di
60mila biglietti venduti prima di aprire, mentre si aspetta
qualche centinaio di migliaia di visitatori e si parla di una
difficile proroga per delle opere che, a casa loro, sono delle
primedonne. Se a far saltare qualsiasi paragone basta il nome,
con 'Caravaggio 2025', dal 7 marzo al 6 luglio alle Gallerie
Nazionali di Palazzo Barberini, gli elementi di eccezionalità si
sprecano. Del resto la mostra è curata da Francesca Cappelletti,
Maria Cristina Terzaghi e Thomas Clement Salomon, tre punte di
diamante che mettono insieme grandissima competenza e capacità
organizzativa.
Quello che ne viene fuori non è una mostra, ma un sogno ad
occhi aperti, dove insieme a grandi capolavori fruibili ci sono
opere difficilissime da vedere, o rinate grazie ad un recente
restauro, che sono messe a confronto nelle quattro sale in modo
cronologico, ma rendendo possibili anche letture trasversali,
come ad esempio quella dei committenti, grazie alle didascalie
ragionate. Ecco allora il ritrovato Ritratto di Maffeo
Barberini, esposto per la prima volta solo pochi mesi fa; l'Ecce
Homo, recentemente riscoperto, che torna in Italia dopo quattro
secoli dalla Spagna; i due san Giovanni Battista sulla stessa
parete come mai accaduto; la prima versione della Conversione di
Saulo che appartiene ad una collezione privata; e Il Martirio di
Sant'Orsola, capolavoro delle collezioni di Intesa Sanpaolo, che
è stato oggetto di un importante lavoro di ripulitura che ha
portato alla luce tre nuove figure scomparse nel tempo. Il
quadro è solitamente esposto a Napoli presso le Gallerie
d'Italia della Banca, che avranno per l'occasione in prestito
dalla Galleria Borghese la Dama con liocorno di Raffaello, come
ha spiegato Michele Coppola, executive director arte, cultura e
beni storici di Intesa Sanpaolo e direttore generale delle
Gallerie d'Italia.
Del resto, come ha spiegato il direttore di Palazzo
Barberini, Thomas Clement Salomon, "ogni quadro di Caravaggio è
una star e ogni prestito è un'estradizione", e questa mostra per
lui "è mettere a terra un sogno, realizzato nel tempo record di
un solo anno". Un lavoro corale superando grandissime
difficoltà, grazie alla collaborazione anche con la Galleria
borghese e la direttrice Francesca Cappelletti. "Parlando di
sogni - spiega Cappelletti - non mi vorrei svegliare e
l'importante è vederla. Ci sono prestiti eccezionali, e dalla
Borghese vengono tre quadri che sostengono il racconto della
mostra con il Bacchino malato, che racconta di Caravaggio appena
arrivato a Roma nell'ambiente delle botteghe e del mercato. Poi
uno dei momenti fondamentali è segnato dal Davide con la testa
di Golia. Ci sarà su questo molto dibattito perché è anche una
mostra scientifica e i quadri li abbiamo datati, ma non tutti
forse saranno d'accordo. Poi nell'ultima sala il periodo finale,
con il San Giovanni Battista, compagno ineludibile della
Sant'Orsola".
Quindi una mostra di ricerca (e il catalogo edito da Marsilio
è una summa degli studi recenti sul Merisi) e non a caso
Terzaghi ha ringraziato "tutti gli studiosi che hanno
contribuito ad arrivare al punto dove siamo oggi. La mostra
voleva illustrare lo stato delle cose degli studi su Caravaggio,
che poi saranno anche integrati da una serie di incontri e
dibattiti. Il percorso è tradizionale e cronologico ma sono
possibili letture trasversali". C'è ad esempio anche il tema
straordinario dei tre quadri che hanno al centro una stessa
bellissima modella - la cui identità è ancora in discussione -
dove è entusiasmante vedere come Caravaggio si comporti come un
regista e le faccia vestire abiti diversi. Ma non è finita qui
perché, con modalità ancora da stabilire, sarà possibile anche
visitare una venticinquesima opera, ovvero Giove, Nettuno,
Plutone, l'unico dipinto murale eseguito da Caravaggio nel 1597
circa all'interno del Casino dell'Aurora, altra rarità per la
scarsa accessibilità.
La mostra star del Giubileo infine, come ha spiegato Letizia
Casuccio, direttrice generale Coop Culture, è stata scelta come
laboratorio di ricerca su accessibilità e fragilità per rendere
la visita possibile a tutte le tipologie di pubblico. Tutti ma
con modalità che permettano una fruizione piacevole, anche a
costo di fare numeri inferiori, come ha sottolineato Clement
Salomon.
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