L'abito non può essere un
attenuante in un processo per abuso e per violenza sessuale. A
ricordarlo, alla vigilia della festa della donna, ci pensa una
mostra allestita da oggi e per una settimana, nell'atrio e sullo
scalone monumentale del Palazzo di giustizia di Trieste.
"Com'eri vestita? L'abito non è un alibi", è il titolo della
mostra, contro la vittimizzazione secondaria delle vittime di
stupro. Alla presentazione erano presenti i vertici del
Tribunale, della Procura e di alcune organizzazioni della
magistratura.
Gli abiti che sono ben visibili indossati da manichini, come
spiega Laura Carlini Fanfogna, tra le organizzatrici
dell'iniziativa, sono gli stessi che indossavano alcune donne
quando sono state aggredite.
L'intenzione dunque è quella di "avere figure femminili che
ci vengono incontro abbigliate com'erano nel momento
dell'aggressione. Ciascuna di loro - prosegue Carlini Fanfogna -
ci racconta la sua storia e quindi da un lato è scientificamente
precisa e dall'altro può suscitare molte emozioni perché è come
incontrare molte persone dal vivo".
Nel corso di una breve conferenza stampa è stato ricordato il
caso degli orrori legati a Dominique Pelicot.
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