(di Francesco De Filippo e Alice Fumis)
Liliana Resinovich "in via di
elevata probabilità" è morta "nella mattinata del 14 dicembre
2021 entro quattro ore dalla colazione". A stabilirlo è la
relazione medico-legale dell'anatomopatologa Cristiana Cattaneo
e di Vanin, Tambuzzi e Leone, incaricati dalla Procura. La
fascia oraria dunque entro la quale è avvenuto il presunto
omicidio, visto che la donna aveva fatto colazione intorno alle
8/8.30, si conclude intorno alle 12, come ha anticipato oggi il
quotidiano Il Piccolo. Dunque gli investigatori stanno tentando
di ricostruire gli spostamenti della donna, vista per l'ultima
volta alle 8.50, ripresa dalla videocamera di un autobus mentre
attraversa piazzale Gioberti.
Secondo i periti, una volta uccisa, il corpo di Liliana
avrebbe giaciuto in posizione fetale "sin dall'evento morte" o
sarebbe stato lì "posizionato poco tempo dopo, indicativamente
non più di 6-10 ore in media". Infatti, per i consulenti "non è
emerso alcun elemento tecnico che contrasti con il fatto che il
corpo della
donna sia rimasto sempre nello stesso luogo in cui è stato poi
ritrovato". A dimostrarlo sono "le evidenze meteorologiche,
entomologiche e botaniche" che appaiono "particolarmente in
armonia con tale scenario". I periti infatti considerando che
nel boschetto dove fu trovato il corpo il 5 gennaio 2022 la
temperatura si è mantenuta intorno ai 5 gradi praticamente per
tutto il periodo dalla scomparsa di Liliana fino al
ritrovamento, anche attraverso comparazioni con la casistica
dell'Istituto di medicina legale di Milano.
Insomma, come era stato anticipato da indiscrezioni prima e
dalle conclusioni della perizia poi, la relazione oltre a
parlare di omicidio e di un cadavere che non è mai stato
trasportato o congelato, dà anche indicazioni per il prosieguo
delle indagini. Da un lato una indicazione squisitamente
investigativa: la ricostruzione degli spostamenti di Liliana
subito dopo essere uscita di casa; dall'altro, un
approfondimento di natura genetica legato al possibile
coinvolgimento di terzi. Ad esempio, l'esame degli indumenti e
la flottazione dei sacchetti che racchiudevano il capo, e dei
capelli e dei peli pubici hanno restituito 15 formazioni
pilifere raccolte da indumenti, dalla flottazione dei sacchetti
di plastica, dalla flottazione dei peli pubici. Attraverso nuove
tecnologie di sequenziamento ultramassivo (Ngs) si potrebbe
giungere a scoperte importanti. Anche perché esistono altre due
formazioni pilifere campionate dalla Polizia scientifica ed
eventuali estratti residui da indagini genetiche su cordino,
sacchi esterni e altri reperti già esaminati per ricercare la
presenza di Dna di terzi.
Liliana, che indossava gli stessi vestiti del giorno della
scomparsa quando è stata ritrovata, per le lesioni che
manifestava non poteva che essere stata uccisa. Come? "A mezzo
di soffocazione esterna diretta (contestuale o immediatamente
dopo l'applicazione di una lesività contusiva al volto e ad
altre parti del corpo)". Esito probabilmente di contemporanee
"colluttazione e soffocazione esterna con mano o oggetto morbido
o sacchetto sul volto; colluttazione rapidamente seguita
dall'asfissia esterna". Con la "perdita di coscienza per la
soffocazione esterna (o per le lesioni cerebrali)" la morte
sarebbe sopravvenuta con la "apposizione dei sacchetti al capo
in un secondo momento (ravvicinato) da parte di terzi". Si
potrebbe obiettare che nonostante una colluttazione gli
indumenti indossati erano composti, ma questo, prevengono i
periti, "è del tutto coerente con l'entità delle lesioni
contusive e quindi con strattonamenti, colpi, spinte e
aggressioni di entità lieve o media, sufficienti tuttavia a
portare alla morte per la finale manovra asfittica".
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