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>ANSA-FOCUS/L'Ue lavora alla roadmap del riarmo, l'ira di Mosca

>ANSA-FOCUS/L'Ue lavora alla roadmap del riarmo, l'ira di Mosca

Il Cremlino minaccia contromisure. Bruxelles informa i partner

BRUXELLES, 07 marzo 2025, 19:25

Redazione ANSA

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(di Mattia Bernardo Bagnoli) L'Europa svolta sulla difesa e la Russia non gradisce. "Questa militarizzazione per noi è fonte di grande preoccupazione e potremmo essere costretti ad adottare contromisure appropriate", tuona il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov. Tralasciando naturalmente il fatto che Mosca ormai spende il 35% del bilancio federale in sicurezza, veleggiando verso il 7% del Pil. A Bruxelles, invece, non si nasconde la soddisfazione per un Consiglio Europeo altamente produttivo: Ursula von der Leyen e il premier britannico Starmer lo hanno definito "storico".
    Certo, al momento si tratta solo di accordi politici, tutti da tradurre in atti legislativi concreti. Ma il senso d'urgenza è condiviso, il cronoprogramma si annuncia serrato, da intrecciarsi con quanto accade sul campo in Ucraina (da un lato) e sul fronte dei negoziati tra Washington-Mosca-Kiev. Donald Trump ha ad esempio minacciato "ampie sanzioni bancarie, sanzioni e dazi alla Russia fino a quando un cessate il fuoco e un accordo finale sulla pace non saranno raggiunti".
    La settimana prossima le delegazioni americane e ucraine s'incontreranno per riannodare il filo e lo schema, al momento, pare essere quello di arrivare ad un pre-accordo sui minerali e sulle garanzie di sicurezza, seguito in un secondo momento da un patto più particolareggiato su entrambi i capitoli. Nel mentre il Cremlino martella l'Ucraina con i bombardamenti e, per la prima volta, i Mirage donati dalla Francia si sono alzati in volo per serrare i cieli.
    L'Europa, ad ogni modo, dovrà fare il suo a prescindere. La troika europea - Costa, von der Leyen, Kallas - ha illustrato i risultati del vertice ai partner Nato non comunitari, ovvero Regno Unito, Norvegia, Turchia, Canada e Islanda, e la presidente della Commissione ha poi avuto un colloquio con il segretario generale Mark Rutte perché del RaArm Eu dovranno beneficiarne anche i partner e da qui ai prossimi mesi si capirà come, pur nell'ottica 'Europe first'.
    I 27 - inclusa l'Ungheria - hanno manifestato l'intenzione di voler persino osare di più di quanto proposto sinora dalla Commissione. Lunedì e martedì, in sede di Eurogruppo ed Ecofin, si terrà un primo confronto sul Patto di stabilità e crescita, che si vuole rivedere su impulso della Germania (l'Olanda mantiene il ruolo di revisore dei conti dell'Ue e ha già chiarito che non permetterà di sbragare oltre una certa soglia, ancora da definire). Il 19 marzo sarà la volta del Libro Bianco sulla difesa, dove verranno trattati gli stessi temi del vertice straordinario ma in alta definizione. Il giorno dopo sarà la volta del Consiglio Europeo regolare, in cui ci si aspetta la presentazione delle prime norme dettagliate del ReArm. Si concluderà così la fase uno. A seguire, una partita più ampia.
    L'orizzonte infatti sarà il summit Nato all'Aja del 24-25 giugno. Al cospetto di Trump gli alleati dovranno definire i nuovi target di spesa: per finanziare ciò che i piani militari prevedono per la deterrenza alla Russia, stando ai calcoli di Rutte, serva una quota compresa tra il 3,1% e il 3,8% del Pil di ogni alleato. L'Ue, con il piano ReArm, è certa di poter portare i propri Stati membri al 3%. Si vedrà quale sarà il punto di caduta. Sino ad allora si susseguiranno Consigli, ministeriali Nato, vertici dei volenterosi, con l'intenzione di chiudere la partita - perlomeno in ambito Ue - al Consiglio Europeo di fine giugno, subito dopo il summit dell'Alleanza.
    La transizione sarà allora conclusa e s'inizieranno a spendere le risorse, in un processo che potrebbe durare un decennio. Perché sì, lo spettro russo incute timore, ma ancor di più il disimpegno americano dall'Europa: il Vecchio Mondo deve rassegnarsi alla prospettiva di sapersi difendere da solo, tra timori e innegabili opportunità. "Per rispondere a Trump e Putin non basta una dichiarazione sui social, servono azioni concrete", afferma un alto funzionario europeo. Ecco, la via è imboccata.
   

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