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I leader Ue disponibili a cedere a Fico sul gas nel testo finale del vertice

I leader Ue disponibili a cedere a Fico sul gas nel testo finale del vertice

Resta al momento l'opposizione del premier ungherese Viktor Orban

Bruxelles, 06 marzo 2025, 19:39

Redazione ANSA

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I leader Ue disponibili a cedere a Fico sul gas nel testo finale del vertice © ANSA/AFP

I leader Ue disponibili a cedere a Fico sul gas nel testo finale del vertice © ANSA/AFP

BRUXELLES - "Il Consiglio Europeo invita la Commissione, la Slovacchia e l'Ucraina a intensificare gli sforzi per trovare soluzioni praticabili alla questione del transito del gas, anche attraverso la sua ripresa". È un passaggio delle conclusioni del vertice Ue aggiunto all'ultimo giro di negoziato per ammorbidire la posizione del premier slovacco Robert Fico e ottenere il suo via libera al testo. "Siamo sulla buona strada ma tutto dipende dal testo finale", nota una fonte europea. Resta al momento l'opposizione dell'ungherese Viktor Orban, limitatamente però alla parte sull'Ucraina, dato che il magiaro si dice d'accordo al piano di riarmo di Ursula von der Leyen.

Si va verso un accordo tra i 27 dell'Ue sulla possibile revisione o rivalutazione delle regole del Patto di stabilità per consentire maggiori spese pubblica nella difesa, andando dunque oltre le deroghe già ipotizzate dalla Commissione europea. L'intesa che sta emergendo tiene assieme sia la storica svolta della Germania, che per sbloccare gli investimenti non è più rigorista, e sia l'esigenza dei frugali di avere garanzie: nell'ultima bozza delle conclusioni elaborata dagli ambasciatori Ue si segnala il "favore" per l'intenzione dell'esecutivo comunitario di raccomandare l'attivazione in modo coordinato delle clausole di salvaguardia nazionali del Patto. Però si "invita la Commissione a valutare ulteriori misure, tenendo conto del parere del Consiglio" (e qui sembra si vada incontro alle richieste tedesche di intervenire con più incisività sul Patto, ndr), "garantendo nel contempo la sostenibilità del debito (come chiesto dai frugali, ndr), per agevolare una spesa significativa per la difesa a livello nazionale in tutti gli Stati membri".

L'Italia accoglie favorevolmente la proposta tedesca per arrivare anche a una revisione organica del Patto di stabilità che, secondo l'Italia, non dovrebbe fermarsi alle materie della difesa, ma comprendere anche altri beni pubblici europei a partire dalla competitività.

Per l'Italia, dichiarano alcune fonti, il nome del Piano 'ReArm Europe' è infelice, visto che non rende merito a quello che si sta facendo: la dimensione della difesa e della sicurezza oggi è una dimensione molto più ampia rispetto a quella delle armi. Per garantire la sicurezza dell'Europa è sempre più fondamentale occuparsi anche di cybersicurezza, di infrastrutture, di ricerca e sviluppo. Inoltre, in tema di coesione, Roma in stretto coordinamento con altri Stati membri, è al lavoro per evitare uno spostamento delle risorse di coesione verso il riarmo. L'Italia è infatti contraria a utilizzare per il riarmo europeo i fondi di coesione che devono invece restare vincolati agli obiettivi previsti.

Inoltre il governo, proseguono le stesse fonti, ha fatto passare la volontarietà sull'utilizzo dei fondi di coesione perché non si oppone al fatto che Stati che stanno al confine con la Russia possano considerare quella una loro priorità, ma sicuramente il governo italiano non intende dirottare questi fondi sull'acquisto di armi. Infine, s⁠ul fronte della difesa europea è importante per l'Italia che l'interezza dei fondi previsti sia destinata a spese ammissibili al calcolo delle spese di difesa in ambito Nato. Tutto questo ha un senso se si riesce a creare un meccanismo quasi automatico di riconoscimento delle risorse investite dagli Stati membri Ue nei programmi di difesa europei anche in ambito Nato. L'Italia farà una proposta di lavoro in questo senso affinché la Commissione e il Servizio dell'azione esterna stabiliscano un meccanismo di rendicontazione obiettivo, omogeneo e trasparente di questo tipo di spese. In sostanza, ogni euro in più investito nella difesa europea deve contare ed essere contabilizzato anche in ambito Nato.

Gran parte delle misure sinora proposte incidono sul debito dei Paesi membri e quindi rischiano di produrre un problema reputazionale o di sostenibilità. Secondo l'Italia, quindi, non è sufficiente fermarsi o immaginare solo strumenti che passano dall'aumento del debito nazionale, come riferiscono le fonti. Questo è il motivo per cui Roma ha proposto di discutere in particolare della possibilità di una garanzia europea per gli investimenti nel settore della difesa, sul modello di InvestEu, anche con l'obiettivo di massimizzare l'impiego di fondi privati in aggiunta a quelli pubblici. Il ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti presenterà una proposta in tal senso in ambito alla prossima riunione del Consiglio Ecofin.

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