L'Italia accoglie favorevolmente
la proposta tedesca per arrivare anche a una revisione organica
del Patto di stabilità che, secondo l'Italia, non dovrebbe
fermarsi alle materie della difesa, ma comprendere anche altri
beni pubblici europei a partire dalla competitività. Lo
riferiscono fonti italiane durante lo svolgimento del Consiglio
europeo straordinario.
Le stesse fonti ribadiscono di non apprezzare il nome del
Piano 'ReArm Europe' definendolo infelice, visto che non rende
merito a quello che si sta facendo: la dimensione della difesa e
della sicurezza oggi è una dimensione molto più ampia rispetto a
quella delle armi. Per garantire la sicurezza dell'Europa è
sempre più fondamentale occuparsi anche di cybersicurezza, di
infrastrutture, di ricerca e sviluppo.
Inoltre, in tema di coesione, Roma in stretto coordinamento
con altri Stati membri, è al lavoro per evitare uno spostamento
delle risorse di coesione verso il riarmo. L'Italia è infatti
contraria a utilizzare per il riarmo europeo i fondi di coesione
che devono invece restare vincolati agli obiettivi previsti.
Inoltre il governo - proseguono le stesse fonti - ha fatto
passare la volontarietà sull'utilizzo dei fondi di coesione
perché non si oppone al fatto che Stati che stanno al confine
con la Russia possano considerare quella una loro priorità, ma
sicuramente il governo italiano non intende dirottare questi
fondi sull'acquisto di armi.
Infine, sul fronte della difesa europea è importante per
l'Italia che l'interezza dei fondi previsti sia destinata a
spese ammissibili al calcolo delle spese di difesa in ambito
Nato. Tutto questo ha un senso se si riesce a creare un
meccanismo quasi automatico di riconoscimento delle risorse
investite dagli Stati membri Ue nei programmi di difesa europei
anche in ambito Nato. L'Italia farà una proposta di lavoro in
questo senso affinché la Commissione e il Servizio dell'azione
esterna stabiliscano un meccanismo di rendicontazione obiettivo,
omogeneo e trasparente di questo tipo di spese. In sostanza,
ogni euro in più investito nella difesa europea deve contare ed
essere contabilizzato anche in ambito Nato.
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