Henrietta Leavitt ha inventato la
misurazione delle distanze fra i corpi celesti; Maria Gimbutas
ha offerto una lettura alternativa delle antiche culture
matriarcali: sono alcune delle storie di "donne che hanno fatto
la storia" raccontate in 'Figlie dell'infinito', mostra
personale di Ilaria Margutti, curata da Silvia Bonomini,
inaugurata in occasione della Giornata internazionale della
Donna dal vicepresidente dell'Assemblea legislativa Giancarlo
Tagliaferri in viale Aldo Moro, a Bologna, insieme a Caterina
Manca, presidente del Consiglio comunale.
La mostra, realizzata in collaborazione con l'Associazione
Aidia, sarà aperta al pubblico fino al 2 aprile, dal lunedì al
venerdì dalle 9 alle 18, e mette in luce come, in ambiti
diversi, il contributo delle donne abbia introdotto un modello
di sapere basato sulla relazione, sulla ciclicità e
sull'interdipendenza, offrendo un'alternativa alle strutture
lineari e gerarchiche della tradizione dominante. Il lavoro di
Ilaria Margutti si ispira anche alla ricerca di Grete Hermann,
scienziata e filosofa che ha ridefinito il concetto di causalità
nella meccanica quantistica, sottolineando l'interdipendenza fra
gli elementi.
Nata a Modena, Margutti vive e lavora a Sansepolcro, dove
sviluppa una ricerca artistica che unisce il ricamo all'indagine
sul simbolico femminile e sulla relazione tra arte e scienza.
Diplomata all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dal 2007 ha
inserito il filo come elemento centrale del suo lavoro,
esplorando il concetto di interconnessione e memoria, perché,
come sottolinea la curatrice, "il ricamo a mano diventa un
veicolo di indagine e di riflessione filosofica sulla portata e
i limiti della scienza". Spiega Margutti: "Abbiamo deciso di
restituire una voce alle donne che hanno contribuito alla
comprensione del cosmo e alla riscoperta del femminile nella
storia: l'obiettivo è sollecitare una riflessione sul ruolo
delle donne nella costruzione della conoscenza e nella visione
del mondo".
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