Aumenta il lavoro femminile, ma il traguardo della piena occupazione è ancora lontano. Le donne continuano ad essere strette tra divari retributivi, di carriera e di pensione. Spesso alle prese con il carico di cura familiare, non di rado costrette al part time. Disparità nel lavoro che finiscono per proiettarsi al di fuori dell'ufficio o dell'azienda: così il gender gap impatta anche sui prestiti e mutui. In occasione dell'8 marzo, voci e analisi descrivono una situazione di squilibrio. Su diversi fronti.
In banca alla clientela femminile va solo il 20% del credito erogato, sostanzialmente la stessa percentuale del 2023, come sottolinea una ricerca del sindacato bancario Fabi: "Le ragioni di questa disparità sono comuni - rileva - il tasso di occupazione e le retribuzioni più basse, la contenuta attitudine al rischio e minori dotazioni patrimoniali necessarie per le garanzie bancarie". Così il credit gender gap vale quasi 70 miliardi su scala nazionale. Anche nell'educazione finanziaria non manca.
Su questo in Italia "esiste un divario di genere significativo", ma le indagini dimostrano che per le donne che lavorano il gap "si riduce notevolmente", evidenzia il governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, intervenendo alla conferenza organizzata dalla Bce in occasione della Giornata internazionale della donna. Un tema sostenuto anche dalla presidente Christine Lagarde: "La Bce ha un interesse che l'educazione finanziaria migliori non solo per l'uguaglianza ma per l'economia".
Una questione che pesa di più sulle persone anziane e per le quali la Uil pensionati chiede di rafforzare le campagne ad hoc. Per difendersi dal rischio di frodi: considerando che il 14% delle donne over 65 ha subito truffe finanziarie, come emerge da una indagine del sindacato. Che fotografa una situazione in molti casi di fragilità: il 77% delle donne anziane vive della sola pensione, il 3,8% è senza alcun reddito. Mentre nelle case italiane - dice Assindatcolf - la divisione dei compiti segue ancora schemi tradizionali, con un carico che ricade soprattutto sulle donne: più della metà (54,4%) si occupa da sola delle faccende domestiche, tra gli uomini la percentuale scende appena al 17,6%. E sono proprio "la cura e le esigenze familiari" i motivi principali che frenano il lavoro delle donne, dice l'Inapp: eppure quasi 1 milione e 300mila inattive sarebbero disponibili a lavorare. Ma è sul salario che le disuguaglianze si ampliano. Nelle società e nelle fabbriche. Le metalmeccaniche guadagnano il 14,1% in meno dei colleghi uomini; se poi si guarda solo al salario accessorio la forbice si allarga e supera il 25%, come indica un'analisi della Fiom-Cgil.
Risultato anche del maggior ricorso al contratto a tempo parziale (il 12,2% contro l'1,1%). La Fim-Cisl evidenzia anche il "forte squilibrio" nella presenza femminile: nelle 912 aziende metalmeccaniche censite, il 79,4% è rappresentato da uomini, poco meno del 20% da donne e solo il 13% operaie. Così, pur con qualche segnale di miglioramento rispetto allo scorso anno, il Paese appare ancora lontano dal raggiungere le pari opportunità: quasi cinque italiani su 10 (il 46%, in calo di 3 punti sul 2024) ritengono che l'attuale livello sia insufficiente, ammonisce il report elaborato da Legacoop e Ipsos. In attesa di nuovi traguardi, una donna su due si prepara a celebrare l'8 marzo. E se qualcuno la considera superata e demodé, un sondaggio condotto da Ipsos per Impresa donna Confesercenti, conferma che la tradizione degli omaggi resiste: li gradisce il 64% delle donne. E in testa ci sono le mimose.
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