"Quello che abbiamo vissuto il 7 ottobre è stata espressione della pura malvagità di Hamas, in particolare contro le donne, stuprate, brutalizzate e soggette a delle violenze inenarrabili. Le loro urla sono state ridotte al silenzio, ma rivivono grazie a noi". E' il racconto dell'israeliana Hadar Sharvit, 28 anni, che ha vissuto sulla propria pelle il dramma di quella tragica giornata, che è sopravvissuta grazie ad aver cambiato più volte nascondiglio. Un racconto rivissuto oggi all'incontro con la stampa dal titolo 'Sopravvivere all'inimmaginabile, voci di donne dal 7 ottobre', organizzato alla Biblioteca nazionale dell'ebraismo a Roma.
"Siamo la voce di quelli che non possono parlare. Ho visto le persone che venivano colpite dai terroristi di Hamas, che urlavano Allah u Akbar. Ho visto persone che sanguinavano e queste immagini le continuo a portare dentro ogni notte - ha ricordato Hadar -. Ho assistito agli abusi, alle violenze, agli stupri. Ho sentito le grida delle persone ancora in vita e poi il silenzio. E' stato un inferno. Sento e provo dentro di me la brutalità di Hamas contro quelle donne. Provo vergogna per l'umanità".
Altrettanto duro il ricordo di Yuval Tapuchi, 28 anni, anche lei vittima di quella giornata che ha "cambiato la sua vita". Lungo il lavoro psicologico che sta portando avanti per sopravvivere al trauma. "Lo stress mentale e fisico è enorme - ha sottolineato -. Questo attacco ha cambiato la vita delle donne in modo unico. Noi però siamo resilienti e siamo diventate la luce in questa oscurità".
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