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Munch. Il grido interiore, a Milano la grande mostra

Munch. Il grido interiore, a Milano la grande mostra

Da domani dopo 40 anni una grande retrospettiva

MILANO, 13 settembre 2024, 19:41

Redazione ANSA

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 "Con la mia arte ho cercato di spiegare a me stesso la vita e il suo significato, ma anche di aiutare gli altri a comprendere la propria vita", diceva il grande pittore norvegese Edvard Munch. Da domani al 26 gennaio prossimo Milano gli rende omaggio - a Palazzo Reale - come merita uno dei più grandi artisti del Novecento, con un percorso di 100 opere eccezionalmente prestate dal Munch Museum di Oslo.
    L'ampia retrospettiva racconta il suo intero percorso umano e artistico.
    Tra le tantissime opere esposte una delle versioni litografiche del famosissimo e iconico L'Urlo (1895), La morte di Marat (1907), Notte stellata (1922-1924), Le ragazze sul ponte (1927), Malinconia (1900-1901) e Danza sulla spiaggia (1904). L'esposizione - intitolata 'MUNCH. Il grido interiore' e presentata oggi - è organizzata dopo 40 anni dall'ultima mostra nel capoluogo lombardo ed è promossa dal Comune con il patrocinio del Ministero della Cultura e della Reale Ambasciata di Norvegia a Roma, e prodotta da Palazzo Reale e Arthemisia in collaborazione con il Museo MUNCH di Oslo.
    Protagonista indiscusso nella storia dell'arte moderna, Munch (1863-1944) è stato uno dei principali artisti simbolisti del XIX secolo ed è considerato un precursore dell'Espressionismo, oltre a essere un maestro nell'interpretare le ansie e le aspirazioni più profonde dell'animo umano. La sua vita è stata segnata da grandi e precoci dolori. La perdita prematura della madre a soli 5 anni e della sorella, la morte del padre e la tormentata relazione con la fidanzata Tulla Larsen sono stati il materiale emotivo primigenio - è stato sottolineato - sul quale l'artista ha cominciato a tessere la sua poetica, la quale si è poi combinata in maniera originalissima, grazie al suo straordinario talento, con la sua passione per le energie sprigionate dalla natura. I suoi volti senza sguardo, i paesaggi stralunati, l'uso potente del colore, la necessità di comunicare dolori indicibili e umanissime angosce sono riusciti a trasformare i suoi dipinti in messaggi universali.
    La rassegna è curata da Patricia G. Berman, una delle più grandi studiose al mondo di Munch e per arricchirla è previsto un ampio palinsesto di eventi che coinvolgerà diverse realtà culturali della città e che andrà ad approfondire la figura dell'artista e ad espandere i temi delle sue opere. La mostra ruota - è stato più volte spiegato - attorno al 'grido interiore' di Munch, al suo saper costruire, attraverso blocchi di colore uniformi e prospettive discordanti, lo scenario per condividere le sue esperienze emotive e sensoriali: un processo creativo che sintetizza ciò che l'artista ha osservato, quello che ricorda e quanto ha caricato di emozioni. Nel corso della sua lunga vita Edvard Munch realizzò migliaia di stampe e dipinti. L'esigenza di comunicare le proprie percezioni, il proprio 'grido interiore, lo accompagnò per tutta la vita.
   
   

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