La voce flebile di Papa Francesco nel messaggio audio diffuso ieri in Piazza San Pietro è "del tutto normale, considerando che il Pontefice è in una condizione di insufficienza respiratoria pur avvalendosi della ventilazione ad alti flussi. Il parlare, cioè, è comunque una fatica". A rassicurare è Francesco Blasi, ordinario di Malattie respiratorie all'università di Milano e primario della Struttura complessa di Pneumologia e fibrosi cistica al Policlinico milanese. Considerato il quadro clinico, afferma all'ANSA, "la voce flebile e stanca non mi meraviglia, è attesa, e non credo possa essere considerata un elemento preoccupante. Si tratta cioè di una situazione 'normale' nel quadro della sua patologia generale".
Inoltre, sottolinea l'esperto, "il fatto che abbia registrato un messaggio dà intanto un segnale importante, indicando che è orientato ed in grado di gestirsi, e questi sono segni rilevanti". Rispetto poi alla ossigenazione ad alti flussi con gli augelli alle narici, cui il Papa continua ad essere sottoposto, "può prolungarsi anche per un tempo notevole e non c'è una limitazione temporale. Il problema - chiarisce Blasi - è mantenere l'ossigenazione nel sangue al fine di garantire il giusto livello di ossigenazione del cervello e del cuore. La speranza è che, mano a mano che si risolverà o almeno ridurrà il problema polmonare legato alla polmonite, come tutti auspichiamo, si potrà scendere dagli alti flussi di ossigeno a flussi medio-bassi". Gli alti flussi, spiega, "sono infatti, in ogni caso, faticosi per il paziente, nel senso che non è facile mantenere questi alti flussi all'interno delle cavità nasali per lungo tempo per una questione di sopportazione del paziente. Non si tratta cioè di una limitazione temporale di utilizzo legata alla tecnica, ma la limitazione d'uso è legata appunto alla sopportazione del paziente".
Gli alti flussi hanno il vantaggio di "poter gestire l'ossigeno come quantità, perché sostanzialmente immettono nel naso aria arricchita di ossigeno in una quantità che viene decisa dal medico, e quest'aria è umidificata attraverso dell'acqua riscaldata che va da 34 a 36 gradi. Quindi - rileva - il paziente riceve un flusso d'aria elevato, arricchito di ossigeno in percentuali che vengono decise a seconda del livello necessario per mantenere una saturazione adeguata. Il problema è che tale flusso d'aria passa attraverso degli augelli nasali determinando una pressione che può creare fastidio, e non tutti i pazienti riescono a sopportare a lungo gli alti flussi".
Su questo, commenta lo pneumologo, "il Papa sta quindi dimostrando un alto grado di sopportazione e resilienza, legata anche ovviamente al carattere e alla capacità di adattarsi". C'è però un altro aspetto da considerare: "Gli alti flussi, a loro volta, possono essere modificati in termini di flusso di litri al minuto. Se il paziente migliora, si riduce tale flusso e anche la quantità di ossigeno contenuta nell'aria che viene spinta all'interno dei polmoni. Se tale riduzione è resa possibile dalle condizioni del paziente, questo è sicuramente un primo segno di miglioramento. Nel caso del Pontefice però - precisa - questi elementi non sono stati resi noti ed è quindi difficile fare una valutazione più estesa".
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