Triage psico-oncologico, consulenza psico-oncologica genetica, crescita post-traumatica e oncofertilità. Per ognuno di questi snodi fondamentali nella vita di una paziente con tumore del seno, la psico-oncologia può fare la differenza. E l'esperienza pluriennale del Gemelli lo dimostra. Se ne è parlato all'ultimo Breast Club organizzati dalla Breast Unit di Fondazione Policlinico Gemelli, avviati all'inizio di quest'anno. "Il motivo del successo è semplice - spiega Gianluca Franceschini, professore Ordinario di Chirurgia Generale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, Direttore della UOC di Chirurgia Senologica di Fondazione Policlinico Gemelli e Direttore del Centro Integrato di Senologia di Fondazione Policlinico Gemelli -. Ho voluto creare la 'Casa dei Senologi', dove tutte le specialità possano dialogare tra loro e contribuire a far crescere le competenze del nostro gruppo. Restando tuttavia aperti anche ai colleghi di tanti centri del Lazio, che trovano in questi incontri bisettimanali una valida occasione di aggiornamento." E l'ultimo Breast Club, tenutosi in una 'Casa dei Senologi' davvero affollata, è stato dedicato all' "Importanza della psico-oncologia nel PIDTA (Percorso Integrato Diagnostico-Terapeutico Assistenziale) della Breast Unit del Policlinico Gemelli.
"La psicologia clinica è uno degli assett fondamentali di questo Policlinico, con gli oltre 16 mila colloqui e valutazioni effettuati ogni anno. Ben il 60% dell'attività assistenziale svolta all'interno del Gemelli è di tipo oncologico", ha ricordato Giampaolo Tortora (Ordinario di oncologia medica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e Direttore del Comprehensive Cancer Center di Fondazione Policlinico Gemelli) che ha moderato l'incontro con Daniela Chieffo, (docente di Psicologia Generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore della Uoc di Psicologia Clinica di Fondazione Policlinico Gemelli Irccs)
Il flusso di intervento della psico-oncologia presso la Breast Unit del Gemelli si articola su diversi percorsi di cura che comprendono il triage psico-oncologico, la consulenza psico-oncologica genetica, la crescita post-traumatica e il tema dell'oncofertilità. "La presa in carico psicologica della paziente - ricorda la dottoressa Daniela Belella - comincia subito, al momento della pre-ospedalizzazione, quando vengono valutati non solo i possibili fattori di rischio (stress, depressione, ecc), ma anche quelli 'di protezione', alla base di una risposta trasformativa, dopo un evento traumatico, qual è la diagnosi di cancro". Nell'ambito di un vero e proprio triage psico-oncologico, prima della visita, vengono somministrati una serie di test (termometro del distress, Hospital & Depression Scale, PTCI, MINI-MAC, Core-OM) per valutare il livello di distress e la capacità di coping della paziente che porteranno a definire il livello di priorità degli interventi di supporto personalizzati da mettere in campo. In generale le pazienti più a rischio dal punto di vista psicologico sono quelle con obesità, o in perimenopausa o portatrici di una mutazione genetica. L'obiettivo degli interventi è quello di ridurre l'impatto emotivo della malattia e di supportare la crescita personale della paziente dopo l'evento malattia".
Come visto, tra le pazienti più fragili dal punto di vista psicologico sono quelle con un tumore del seno correlato ad un'alterazione genetica (es. BRCA1/2). "La comunicazione della diagnosi genetica - ricorda la dottoressa Stefania Carnevale - è uno dei momenti critici, che possono slatentizzare un disagio psicologico". La reazione alla comunicazione della diagnosi genetica può declinarsi in paura, impotenza, disorientamento e sfociare nella rabbia.
Un altro grande tema trattato dalle psico-oncologia è quello dell'oncofertilità, peraltro molto caro al professor Giovanni Scambia, di recente scomparso. "Il tumore e le sue cure - esordisce la dottoressa Francesca Veccia - oggi non rappresentano più un ostacolo insormontabile al desiderio di genitorialità".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA