Un anno nero. E il peggio potrebbe ancora arrivare. La produzione metalmeccanica crolla sotto il peso del settore auto, che arriva a perdere il 22% nel 2024. Il dato peggiore del settore, che a sua volta conquista il primato negativo di tutta l'industria. La consueta indagine trimestrale di Federmeccanica fotografa un andamento sempre più in caduta. E che non considera ancora i dazi: la rilevazione tra le imprese si è conclusa a fine gennaio e non fa i conti con le dichiarazioni dell'amministrazione Trump e le crescenti tensioni geopolitiche che potrebbero condizionare "in misura significativa" il sistema economico finanziario globale. Italia compresa: pur nella difficoltà di calcolare un impatto dei dazi sull'export nazionale, premette Federmeccanica, secondo le stime più autorevoli sarebbe nell'ordine del -0,2-03% sul Pil.
Mentre la crisi del settore metalmeccanico non si ferma. Nel quarto trimestre del 2024 la produzione si è contratta del 5,6%, portando il dato annuale ad una riduzione del 4,2%. Una situazione più critica rispetto a quella di tutta l'industria che ha registrato un calo nel periodo ottobre-dicembre del 2,2% e del 2,5% dell'intero anno. A contribuire al peggioramento è l'evoluzione negativa della produzione di Autoveicoli e rimorchi che segna un calo annuo del 21,9%; male anche i comparti della metallurgia (-2,5% annuo), dei prodotti in metallo (-4,1%) e delle macchine e apparecchi meccanici (-3,8%). In calo anche l'export che si è chiuso a 277 miliardi, con una contrazione del 3,8% rispetto al 2023, molto più marcata rispetto al -0,4% registrato per l'export totale a livello nazionale. Verso la Germania le esportazioni sono diminuite del 10,4%, verso gli Usa del 11,4%.
"Si è chiuso un anno durissimo che lascia un segno meno molto pesante e il 2025 si è aperto con segnali molto preoccupanti. La tenuta del nostro sistema industriale è a forte rischio, sia per criticità strutturali, sia per possibili sconvolgimenti degli equilibri globali", avverte il presidente di Federmeccanica, Federico Visentin, che ammonisce anche sulle prossime scelte da fare: sembra che "l'auto non interessa, interessano gli armamenti. Ma starei attento a chi pensa che la soluzione sia convertire l'industria dell'auto in industria bellica".
Di qui l'appello al "senso di responsabilità" da parte di tutti, anche dei sindacati. Dopo che le sigle dei metalmeccanici Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil hanno proclamato un nuovo sciopero, di 8 ore a livello nazionale, il 28 marzo per il rinnovo del contratto, la cui trattativa si è arenata sullo scoglio del salario (la richiesta sindacale è di aumento medio a regime per il triennio di 280 euro mensili). "Il conflitto non aiuta, siamo sempre per il dialogo. E siamo sempre pronti a firmare", risponde il direttore generale di Federmeccanica, Stefano Franchi. Replica la Fim: "Federmeccanica è sorda alle richieste dei metalmeccanici ed è responsabile di uno scontro che fa arretrare il Paese", afferma il segretario generale Ferdinando Uliano, chiedendo "risposte concrete".
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