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ANSAcom - In collaborazione con Cybersec 2025
"È vero che il numero degli attacchi è aumentato, che è particolarmente elevato, ma la superficie digitale esposta è amplissima ormai perché non esiste attività che non venga fatta attraverso il digitale, scontiamo un ritardo. Quando interveniamo sugli incidenti spesso vediamo l'obsolescenza dei sistemi, spesso non aggiornabili e quindi questo ovviamente è un problema di essere partiti in ritardo rispetto ad altri Stati". Così il capo di Gabinetto dell'Agenzia per la Cybersicurezza nazionale, Gianluca Ignagni, al CyberSec2025, nella caserma Salvo D'Acquisto a Roma. "C'è stata anche una mancanza di consapevolezza su cosa sia il rischio cyber e di tecnologie che non sono state sviluppate negli anni in modo corretto e in modo sicuro. E quindi andare oggi a intervenire su una protezione di questi asset non sempre è così immediatamente riscontrabile in tempi brevi, spesso sono processi lunghi", ha aggiunto. In un’ottica poi di aggiornamento della normativa, Ignagni ha parlato di "avviare una riflessione, che in qualche modo abbiamo già avviato con la dottrina, con l'autorità giudiziaria e con le altre istituzioni, per capire se ci sono gli estremi per riuscire a spingerci oltre, per portare a una normativa come in Belgio che consenta di trovare ancora una volta il giusto bilanciamento fra l'esigenza investigativa di azionare l'azione penale e quella invece di resilienza e di tutelare anche gli hacker etici".
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