"L'archeologia è un mestiere che ha
tempi lunghi", sottolinea Marcella Frangipane, grande archeologa
per decenni docente alla Sapienza e altrettanto a lungo
direttrice della missione italiana in Turchia, dove ha seguito
gli scavi del sito di Aslanteped nel sud del Paese nella zona di
Malatia, spiega, purtroppo tra le più colpite dall'ultimo,
tremendo terremoto. "Io sono stata una privilegiata perché ho
lavorato per tantissimi anni nello stesso sito. Aslanteped è un
tell, ovvero una collina artificiale composta da materiale
stratificato per una durata di millenni con testimonianze che
partono dal VI millennio a.C. e arrivano fino all'età bizantina.
La lunga permanenza ci ha consentito di conoscere la storia
dell'area e di lavorare continuativamente con le stesse persone
e quindi di stabilire un rapporto con le istituzioni, con le
autorità locali, un rapporto filtrato dal nostro rapporto con
gli operai". Un particolare che è stato fondamentale, spiega,
sottolineando quello che per lei distingue il lavoro degli
italiani: "Quello di stabilire una relazione di collaborazione
reale, alla costruzione della conoscenza e con tutte le persone
coinvolte, anche con gli operai". Proprio questo, sottolinea la
studiosa, "ha permesso anche agli operai, anche alla gente del
villaggio di appropriarsi della loro storia. Una cosa che oggi
si traduce in un grande vantaggio per tutti, perché oggi tutto
il villaggio protegge il sito e noi in tantissimi anni non
abbiamo mai avuto no scavo clandestino, anche se di fatto noi
stiamo lì due mesi l'anno poi torniamo in Italia". In realtà,
conclude, "la cosa che ha protetto il sito e che lo rende
inattaccabile è l'amore, che non solo noi ma anche le persone
del posto hanno acquisito per questo sito. Si è creato un
rapporto tra noi e loro sulla base di un amore comune. E anche
noi abbiamo imparato da loro. Insomma - sorride - Una relazione
assolutamente perfetta"
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