Circa 7.000 miliardi di dollari si
riversano ogni anno in attività che alimentano la crisi naturale
e climatica, sotto forma di finanza privata, incentivi fiscali e
sussidi pubblici che aggravano il cambiamento climatico, la
perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi. Il 7% del
Pil mondiale distrugge le basi della nostra sopravvivenza sul
Pianeta. A denunciarlo è il Wwf, in vista della COP16 sulla
biodiversità, le cui si sessioni supplementari si apriranno
domani a Roma, dopo lo stop a Cali in Colombia a ottobre.
Secondo il Wwf, oltre la metà del Pil globale, il 55%, pari a
58.000 miliardi di dollari, dipende in misura moderata o elevata
dalla Natura e dai suoi servizi. Eppure, sostiene la ong, il
nostro attuale sistema economico attribuisce alla natura un
valore prossimo allo zero.
Secondo il Wwf reindirizzando anche solo il 7,7% dei flussi
finanziari negativi, potremmo colmare il deficit di
finanziamento per soluzioni basate sulla natura e fornire
benefici alla natura, al clima e al benessere umano attraverso
la protezione, il ripristino e la gestione sostenibile delle
nostre terre e delle nostre acque.
Secondo il Living Planet Report del Wwf, uscito nell'ottobre
scorso, mentre i finanziamenti globali per il clima per il
settore energetico si sono avvicinati a 1.300 miliardi di
dollari nel 2021/22, in gran parte a causa di un aumento dei
finanziamenti per le energie rinnovabili e i trasporti, la
necessità è di 9.000 miliardi di dollari all'anno fino al 2030
per finanziare sia la mitigazione delle emissioni di gas serra,
sia l'adattamento agli impatti del cambiamento climatico.
Allo stesso modo, la transizione verso un sistema alimentare
sostenibile richiede 390-455 miliardi di dollari l'anno, da
fonti pubbliche e private, comunque inferiore a quanto i governi
spendono ogni anno in sussidi agricoli dannosi per l'ambiente.
Un'azione immediata per la biodiversità potrebbe generare un
valore di oltre 10 trilioni di dollari e sostenere 395 milioni
di posti di lavoro a livello globale entro il 2030.
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