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Responsabilità editoriale di ASviS
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“Non c’è nessuna differenza cognitiva tra maschi e femmine, eppure già dalle elementari comincia ad alzarsi un muro d'ansia tra le bambine e la matematica. Non possiamo poi stupirci se all’università non scelgono ingegneria o fisica”.
Dal suo ufficio a Parigi, Ersilia Vaudo Scarpetta, astrofisica a capo del Diversity officer dell’Esa, una vita dedicata alla promozione dell'inclusione femminile nelle discipline Stem (Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), scandisce perentoriamente queste parole. In 30 anni di carriera tra Europa e Stati Uniti, ha ricoperto ruoli strategici chiave ed è stata insignita di diversi premi per il suo impegno nella divulgazione e inclusione sociale. Dal 2023 è membro del comitato scientifico ASviS, impegnata nella promozione del Goal 4 "Istruzione di qualità" e del Goal 5 "Parità di genere" dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Professoressa Vaudo, che periodo è per il settore spaziale e per le donne che si affacciano a carriere professionali come la sua, basate su discipline Stem?
Il settore spaziale è un tema che ha acquisito una rilevanza crescente, andando oltre la scienza pura, fino a diventare un ambito dove si definiscono anche gli equilibri geopolitici: telecomunicazioni, navigazione, la possibilità di monitorare e avere un impatto sul cambiamento climatico. Oggi lo spazio è un’infrastruttura imprescindibile per la nostra vita e dunque un settore estremamente attrattivo anche per le giovani donne, grazie alla varietà di competenze richieste, che spaziano dall'ingegneria alla diplomazia, dalla sicurezza informatica all'economia spaziale. In Italia, dove abbiamo una tradizione di eccellenza spaziale a partire dagli anni ‘60, il Politecnico di Milano ha visto il più grande aumento nel minor tempo proprio delle iscritte al corso di ingegneria aerospaziale, grazie anche all’ottimo lavoro della rettrice Donatella Sciuto, mentre rispetto alle posizioni di lavoro che si aprono all'Esa, il numero di domande da parte di italiani è il più alto, intorno al 40% del totale. Di queste, circa il 40% sono donne.
Direbbe dunque che è già in atto un progressivo riequilibramento della presenza femminile nelle materie Stem?
Si fa presto a dire Stem, ma le difficoltà con le Stem in realtà non sono tanto nella parte della S, cioè della scienza alla base di medicina o biologia, dove c'è una grande presenza femminile, ma piuttosto nella T, E e M, quindi fisica, tecnologia, ingegneria, ovvero settori ad alta intensità di matematica. Questo perché già dalle scuole primarie le bambine cominciano ad allontanarsi dalla matematica, nella generale convinzione di “non essere portate”, o comunque meno rispetto ai maschi, nonostante non esistano differenze cognitive tra bambini e bambine. Secondo i dati Ocse, l'Italia occupa l'ultimo posto su 80 Paesi partecipanti al test Pisa per le competenze matematiche degli adolescenti, con una netta disparità tra ragazze e ragazzi. Prima di noi vengono il Costa Rica e la Colombia, per intenderci.
Come si può contrastare e prevenire questa difficoltà e incoraggiare le ragazze a intraprendere studi Stem?
Bisogna affrontare il problema fin dalle scuole elementari, mantenendo le bambine coinvolte nella matematica e nelle scienze lungo tutto il percorso educativo. Un'alleanza tra genitori e insegnanti, per non sentire mai più frasi come “sua figlia non è portata”. La matematica dovrebbe essere insegnata in modo innovativo, esperienziale, con il piacere di capire che cosa vuol dire, cosa c'è dietro una formula o un’operazione. I bambini sono tutti esploratori, quindi bisogna offrire loro il piacere di esplorare la matematica anche attraverso le mani, con metodi basati anche sulle scoperte neuroscientifiche. La valorizzazione dell'errore deve essere parte integrante dell'apprendimento, poiché ogni errore è una tappa fondamentale nel processo educativo, mentre le ragazze, per quanto brave, hanno più paura di buttarsi, sbagliare, riprovare, perché temono maggiormente il giudizio esterno. Non si tratta di "essere portate" per la matematica, ma di avere le giuste condizioni per crescere in un contesto che non le scoraggi. Se non si offre alle ragazze la possibilità di sviluppare un rapporto positivo con la matematica, non ci si può aspettare che siano motivate a intraprendere studi Stem.
Quanto influisce la figura di modelli, come ad esempio Samantha Cristoforetti, nella scelta delle ragazze di intraprendere una carriera spaziale?
La professoressa Cristoforetti è sicuramente un grandissimo modello, non solo per i suoi successi, ma anche per il suo impegno nella promozione della scienza e della tecnologia tra i giovani, nelle scuole. Una grande visibilità che le ha permesso di mostrare ai più giovani come nessuna carriera fosse preclusa. Un modello anche per le bambine, attraverso progetti come ad esempio la Barbie Samantha, lontana dagli stereotipi, ma piuttosto un gioco per creare un immaginario che permette alle bambine di proiettarsi in una possibile carriera spaziale. Ci tengo però a sottolineare come i modelli positivi servano assolutamente, ma se non si mantengono le ragazze dentro il linguaggio della matematica, a partire dalle elementari, i modelli da soli non bastano.
Con l’associazione italiana non-profit "Il cielo itinerante", di cui è co-fondatrice e presidente, dal 2021, “porta il cielo dove non arriva”, ovvero scienza e astronomia nei contesti sociali più difficili, raggiungendo anche i bambini di aree a rischio. Che interesse vede in questi bambini e bambine?
Il coinvolgimento è altissimo e non c'è distinzione nel desiderio di apprendere tra maschi e femmine. Andiamo con un pulmino nelle zone di disagio socio-economico, ad oggi siamo stati in 80 Comuni e abbiamo incontrato oltre 4mila bambini e bambine, nella convinzione che osservare gli anelli di Saturno col telescopio, costruire un razzo o cucinare una cometa siano esperienze che possono muovere qualcosa di grande dentro di loro, stimolando curiosità ed entusiasmo per la scienza. L'inclusione sociale è fondamentale per noi: le statistiche ci dicono che chi viene da situazioni economiche più difficili ha sette volte meno possibilità di raggiungere i risultati di chi viene da un contesto sociale medio, con ricadute socio-economiche per il resto della loro vita, in termini di opportunità di carriera e guadagni futuri.
Il settore Stem è infatti cruciale per il futuro economico, poiché offre le professioni più promettenti in termini di occupazione e crescita salariale. Secondo il World economic forum, ci vorranno circa cinque generazioni per raggiungere la parità economica di genere, ma per farlo è fondamentale che più donne entrino in settori Stem, poiché questi rappresentano i lavori del futuro. Senza una maggiore partecipazione femminile in questi settori, la parità economica di genere rimarrà una sfida difficile da superare.
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di Elis Viettone
Responsabilità editoriale di ASviS
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